Antonio Tizzani, lo scorso anno è stato assolto dall’accusa di aver ucciso la moglie Gianna Del Gaudio ma nonostante questo la procura insiste: secondo l’accusa sarebbe stato lui a sgozzare l’ex professoressa in pensione. Da alcuni giorni è cominciato il processo di secondo grado, durante il quale si è riaperto il caso dal momento che saranno sentiti nuovamente tutti i testimoni e lo stesso Antonio Tizzani. Tuttavia non mancherebbero i dubbi sul Dna. Il caso è stato centrale nell’ultima puntata di Lombardia Nera, che la scorsa settimana aveva raccolto proprio le parole di Tizzani, il quale alla vigilia del secondo grado si era detto sereno.



Il processo d’Appello in corso a Brescia e che tenterà di fare luce sull’omicidio di Gianna Del Gaudio, si baserà sulla prova del Dna, ovvero sul profilo genetico attribuito all’imputato e rinvenuto sul cutter trovato nascosto dietro una siepe e che per la procura sarebbe l’arma usata per uccidere la prof di Seriate. Occorrerà capire se ci sia stata o meno una contaminazione. Ammessi anche 11 testimoni che erano stati ammessi nel processo di primo grado, “sia con riferimento al reato di omicidio che con riferimento al reato di maltrattamenti ritenendo che questo sia una ipotesi in cui essendoci appunto un Appello del pm sulla prova dichiarativa si debba procedere a risentire questi testimoni”, ha spiegato dall’avvocato Giovanna Agnelli, legale di Tizzani.



Omicidio Gianna Del Gaudio: Antonio Tizzani parlerà nella prossima udienza

A commentare il ritorno in aula di Antonio Tizzani nell’ambito dell’omicidio della moglie Gianna Del Gaudio, è stata l’avvocato Elisabetta Aldrovandi: “Dobbiamo ricordarci che se la prova chiave può essere rappresentata dal Dna è altrettanto vero che se il Dna non riesce in maniera inconfutabile a determinare una colpevolezza o una innocenza, le prove testimoniali sono sicuramente importanti se non fondamentali”.

Secondo il consulente Portera che ha contribuito a far assolvere Antonio Tizzani in primo grado, qualcuno di estraneo nella villetta di Seriate entrò poiché avrebbero trovato tracce di Dna, contribuendo ad alimentare la tesi del famoso “incappucciato” sostenuta con forza dal marito della vittima. Lo stesso Tizzani a Lombardia Nera aveva raccontato di aver visto un uomo incappucciato, “acquattato”, con i baffi e gli occhiali. “Il volto non l’ho visto, ma neanche la punta del naso”, diceva, mentre indossava degli occhiali da vista dai riflessi “verde pisellino”. Tizzani confermerà questo racconto anche in tribunale? L’avvocato Aldrovandi, dallo studio, ha tuttavia voluto ricordare come dietro ogni delitto così efferato ci sia sempre un movente, “può essere anche un futile motivo ma c’è sempre, ma perché una persona completamente sconosciuta dovrebbe intrufolarsi in una casa di persone sconosciute, sgozzare una donna e poi scappare?”. Nelle prossime udienze del processo prenderanno la parola sia Portera, i consulenti e gli esperti di Dna, i testimoni e lo stesso Tizzani: scopriremo nei prossimi giorni se confermerà o meno la versione dell’incappucciato.