Le indagini sull’omicidio del musicista 24enne Giovanbattista Cutolo a Napoli proseguono a ritmo serrato e un 17enne è accusato del delitto. Secondo quanto ricostruito finora, la vittima sarebbe stata raggiunta da un proiettile mentre si trovata nella centrale piazza Municipio in compagnia della fidanzata, e non avrebbe avuto scampo. A sparare, stando alle informazioni raccolte dagli inquirenti, sarebbe stato il minorenne che poi, in sede di interrogatorio, avrebbe reso una serie di dichiarazioni con cui avrebbe negato la volontà di uccidere: “Mi sono solo difeso quando ho visto l’altro ragazzo venire verso di me con tono minaccioso“, avrebbe detto agli investigatori, riporta Ansa, dopo il fermo eseguito dalla Squadra mobile.



Il minore, che avrebbe precedenti per un tentato omicidio risalente a quando aveva appena 13 anni, avrebbe quindi dato la sua versione su quanto accaduto all’alba del 31 agosto scorso. Il padre dell’indagato ha parlato per la prima volta in un’intervista rilasciata a Fanpage, sottolineando la sua disperazione per la tragedia e per il dolore della famiglia di Giovanbattista Cutolo. Parole come un fiume in piena per chiedere perdono dopo il delitto di cui suo figlio, ancora minorenne, è ritenuto responsabile.



Omicidio Giovanbattista Cutolo a Napoli: parla il padre del presunto killer minorenne

In una drammatica intervista affidata a Fanpage, il padre del presunto killer di Giovanbattista Cutolo, un 16enne fermato poco dopo il delitto avvenuto all’alba del 31 agosto scorso in piazza Municipio a Napoli, ha descritto il suo stato d’animo e ha chiesto perdono alla famiglia della vittima.

Immaginiamo quel ragazzo a terra – ha dichiarato l’uomo tra le lacrime –, la famiglia che non lo vede più. Ci sta distruggendo l’anima, chiediamo perdono, mi butterò ai loro piedi e cercherò perdono per mio figlio. Mio figlio deve pagare (…) mi vivo molto il fallimento di me stesso per non averlo portato su una strada migliore (…) forse questo non sarebbe successo. Posso solo chiedere perdono a questa famiglia (…). Siamo tutti distrutti, siamo una famiglia che ha sempre lavorato, ci sono stati errori che anche io ho commesso, ma ho trovato la mia strada. Mio figlio l’ha fatta molto grossa e la deve pagare. Non ci siamo opposti a nulla, abbiamo solo cercato di aiutarlo tramite assistenti sociali, va condannato e deve pagare per quello che ha fatto. I genitori di Giovanbattista hanno tutto il mio appoggio, la giustizia arriverà e farà il suo corso. Non so se un giorno li incontrerò, più di inginocchiarmi a loro non so cosa dirgli“.