Omicidio Giulia Cecchettin, processo al giro di boa con la requisitoria del pm che sostiene l’accusa. In udienza, Filippo Turetta ha incassato la richiesta di ergastolo dal pubblico ministero Andrea Petroni in Corte d’Assise a Venezia, dove si celebra il dibattimento per il delitto della ex fidanzata 22enne, ma la difesa continua a puntare sulla “preordinazione” per intaccare la contestazione dell’aggravante della premeditazione. Circostanza, quest’ultima, che lo traghetterebbe verso il fine pena mai in caso di condanna all’esito di questo primo grado di giudizio.



Felpa bordeaux e sguardo fisso sul pavimento, Filippo Turetta ha tenuto la postura dimessa mostrata fin dal primo momento e ha ascoltato la ricostruzione della sua condotta omicidiaria così come esposta dal pm, mentre continua a sfuggire agli occhi dei presenti. In tribunale oggi è assente Gino Cecchettin, il padre della vittima, fortemente provato dopo l’ascolto della deposizione dell’imputato nella scorsa udienza.



Omicidio Giulia Cecchettin: il processo a Filippo Turetta si gioca intorno al bivio tra premeditazione o preordinazione

La requisitoria del pm in aula si è tenuta nel giorno simbolo della lotta alla violenza sulle donne, il 25 novembre, mentre un altro processo è in corso a Milano ed è a un punto di svolta, in rotta verso la sentenza: quello a carico di Alessandro Impagnatiello per l’omicidio della compagna incinta Giulia Tramontano.

L’entità della pena per il reo confesso Filippo Turetta si gioca tutta intorno al bivio tra premeditazione e preordinazione: la prima è una delle aggravanti contestate dall’accusa e apre all’orizzonte dell’ergastolo, la seconda è sostenuta dalla difesa del 23enne imputato e, se riconosciuta, porta a una condanna inferiore. La differenza tra le due circostanze è sostanziale: in tema di omicidio, si è in presenza di un delitto premeditato quando il radicamento del proposito omicida persiste per “un apprezzabile lasso di tempo nella psiche del reo” nonostante la possibilità di un ripensamento.



La preordinazione, riporta giurisprudenzapenale.com, è da intendersi come mero “apprestamento dei mezzi minimi necessari all’esecuzione, nella fase a quest’ultima immediatamente precedente” e quindi contiene elementi insufficienti per integrare la premeditazione. Quest’ultima infatti prevede che il soggetto che agisce abbia coltivato nel tempo il suo intento di uccidere, senza mai abbandonarlo ma anzi rafforzandolo nella sua mente con “fredda determinazione”.