Fabrizio Roncone, inviato del Corriere della Sera nonché scrittore, è stato ospite stamane negli studi di Storie Italiane e nell’occasione si è soffermato sulla drammatica morte di Giulia Cecchettin. Roncone ha voluto elogiare in particolare la figura del padre, il signor Gino, definito all’unanimità una persona eccezionale per il modo in cui ha reagito ad un dolore terribile. “Siamo stati molto fortunati, in una vicenda tragica – le parole di Roncone in diretta tv su Rai Uno – il padre di questa ragazza è eccezionale, oggettivamente una persona speciale, un colpo di fortuna per tutti noi, potevamo avere un padre stravolto dal dolore che straparlava, un padre meno ragionevole e animato dalla ferocia della vendetta, invece abbiamo trovato un personaggio strepitoso che manda un messaggio importante”.
Quindi Roncone ha proseguito: “Il punto politico è che lo manda a chi e per quanto tempo? Adesso il rischio serio che corriamo è che tra un po’ i fiori fuori dalla villetta appassiranno, i talk abbasserano l’attenzione, i giornali smetteranno di raccontare i dettagli, fammi dire anche un po’ macabri, arriverà come sempre accade il momento del silenzio e della dimenticanza. Il capo dello stato lo ha detto, no all’indignazione intermittente, ed è da adesso che dobbiamo rendere giustizia a questa ragazza”.
OMICIDIO GIULIA CECCHETTIN, RONCONE: “NON DIMENTICHIAMOCI…”
Roncone ha continuato così, parlando sempre dell’omicidio di Giulia Cecchettin: “In questi giorni c’è stata molto retorica, non so se bene o no, ma siamo abituati a vedere tante storie che vengono dimenticate come i terremoti, le alluvioni… dopo ogni terremoto ci dimentichiamo di qualsiasi piano antisismico quindi in questo caso specifico dovremmo fare qualcosa di importante, da gennaio lo Stato dovrebbe dare un segnale importante, ad esempio nelle scuole, un posto che può cambiare questo Paese, è la scuola che forma le famiglie.
“Possiamo pensare di cambiare la cultura della persone sul tema della sopraffazione sulle donne, nelle scuole, sperando di arrivare ad un risultato nel tempo medio lungo, non possiamo pretendere che si arrivi a risultati ad un anno, la scuola resta il posto di formazione unico e proposto in questo Paese ed è lì che noi dobbiamo ragionare sui giovani – ha concluso – sperando di riuscire a lavorare in modo che fra x anni avremo un comportamento diverso verso le donne”.