Alessandro Impagnatiello ha ammesso di nuovo di aver ucciso la fidanzata Giulia Tramontano e di aver occultato il suo cadavere: lo ha fatto nella nuova udienza del processo in corso a Milano. Stavolta, però, ne parla con la consapevolezza di essere una persona diversa da quella di prima: in aula, infatti, il barista ha raccontato che il procedimento lo sta aiutando a sistemare dei tasselli che prima erano confusi, quindi ora sente di poter affermare la «reale verità», reputando di essere una «persona lucida».
Quando Giulia Tramontano è stata uccisa a coltellate un anno fa nella loro abitazione di Senago era incinta: la gravidanza avrebbe causato all’imputato «un’altalena confusionale», perché da un lato provava gioia per la possibilità di costruire una famiglia con la fidanzata, dall’altra riteneva di avere delle «motivazioni personali e di coppia» che rappresentavano un «ostacolo», anche per via del suo attaccamento al lavoro. Nella sua ricostruzione in tribunale, Alessandro Impagnatiello precisa di non aver mai fatto credere alla ragazza di essere pazza, ma riconosce di aver messo in pedi «un castello di bugie» in cui è «annegato» lui stesso. Nell’interrogatorio in aula parla di un «fiume di bugie» che gli serviva a portare avanti una «doppia e finta realtà» nella sua mente.
LA RICOSTRUZIONE DELL’OMICIDIO: “FOLLIA INSENSATA, PAZZIA TOTALE”
Rispondendo alle domande del pm Alessia Menegazzo, l’imputato ha ammesso di aver fatto credere all’amante di non essere il padre del bambino di cui era incinta la fidanzata, arrivando a falsificare il test del Dna pur di convincerla. La fidanzata, però, aveva deciso di lasciarlo ed era pronta a tornare a Napoli, quindi il barista ha capito che non avrebbe mai conosciuto il figlio, un pensiero che avrebbe distrutto, a detta dell’uomo, la sua «ancora di salvataggio». Il giorno dell’omicidio ha trovato Giulia Tramontano a casa sua: non era agitata, ma fredda. Dopo aver parlato, la ragazza si è voltata, a quel punto Alessandro Impagnatiello l’ha accoltellata.
La donna lo stava ignorando, impegnata a prendere un cerotto da un mobile perché si era tagliata, quindi lui l’ha colpita al collo. In aula l’imputato non è riuscito a quantificare i colpi inferti al corpo della ragazza, che poi ha provato a far sparire. Per l’uomo quello era un modo per scappare dalle sue responsabilità, nascondere tutto quello che era accaduto. Parla, infatti, di «uno strato di insensata follia, di illogica, di pazzia totale» che lo ha spinto anche a provare a far sparire, «letteralmente», il cadavere di Giulia Tramontano, arrivando a provare a dargli fuoco.