In merito all’omicidio di Giulio Regeni si registrano importanti sviluppi proprio nella giornata di oggi, martedì 25 maggio 2021, quando è stato decretato il rinvio a giudizio per gli 007 egiziani, accusati di sequestro di persona pluriaggravato, concorso in omicidio aggravato e concorso in lesioni personali aggravate per l’uccisione del ricercatore italiano. Si tratta, nello specifico del generale Sabir Tariq, dei colonnelli Usham Helmi e Athar Kamel Mohamed Ibrahim e di Magdi Ibrahim Abdelal Sharif.
Più dettagliatamente, il Gup di Roma, Pierluigi Balestrieri, ha inteso respingere l’eccezione dei quattro avvocati difensori relativamente all’assenza degli imputati, in quanto essi, vista la risonanza che ha avuto il caso Regeni a livello internazionale, non potevano non essere a conoscenza del loro coinvolgimento nell’indagine. Il rappresentante di legge ha quindi sottolineato che i quattro si sarebbero sottratti volontariamente al processo, essendo un fatto notorio, caratterizzato da una copertura mediatica capillare e straordinaria. In aula c’erano anche i genitori del ricercatore torturato e ucciso in Egitto nel gennaio del 2016.
OMICIDIO GIULIO REGENI, IL GUP NON FA SCONTI AGLI 007 EGIZIANI: IL PROCESSO SI TERRÀ IN AUTUNNO
Prosegue dunque la ricerca della verità per Giulio Regeni, frase peraltro divenuta un vero e proprio slogan in questi anni nei quali non si è ancora riusciti del tutto a fare luce sulle ultime ore di vita del ricercatore italiano e il processo, programmato in data 14 ottobre 2021 di fronte alla Corte d’Assise di Roma, potrebbe rivelarsi foriero di novità indispensabili. Giova ricordare che soltanto un mese fa, ad aprile, gli inquirenti avevano ottenuto nuove testimonianze chiave contro gli oo7 egiziani, in base alle quali Regeni sarebbe stato assassinato all’interno della sede della security nazionale egiziana, con gli agenti segreti che avrebbero addirittura pianificato una serie di depistaggi sin dalle prime ore dopo l’omicidio del nostro connazionale. Questa e altre ricostruzioni dovranno essere approvate in sede processuale, con l’auspicio, questa volta sì, di ottenere chiarezza e, soprattutto, verità per Giulio Regeni.