Anass Saaoud, 20enne di origine marocchina in carcere con l’accusa di aver ucciso il 17enne Giuseppe Turco a Casal di Principe, il 28 giugno scorso, sarebbe stato trasportato al pronto soccorso di Aversa ma l’ambulanza, una volta sul posto, sarebbe stata accerchiata da diverse persone e non si escluderebbe un tentativo di evasione. L’episodio risalirebbe al 29 luglio e secondo Donato Capece, segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria Sappe, il detenuto potrebbe aver simulato un malessere da presunto tentato suicidio per farsi aiutare da alcuni complici a fuggire. Lo riporta Ansa, secondo cui Capece avrebbe denunciato il fatto sottolineando come soltanto l’intervento degli agenti abbia scongiurato il peggio.



Il 20enne, scortato dal personale del Nucleo operativo Traduzioni e Piantonamenti, si sarebbe trovato a bordo dell’ambulanza poi circondata da un folto numero di soggetti, circa 10-15 stando alla ricosteuzione, che aspettavano il mezzo di soccorso all’esterno della struttura sanitaria. Il 20enne accusato dell’omicidio di Giuseppe Turco sarebbe stato prontamente riportato in carcere su ordine del capo scorta della Penitenziaria e sulla vicenda, il cui tenore non è ancora chiaro, sarebbero in corso accertamenti per capire se davvero si sia trattato di un piano per evadere.



Indagini sull’accerchiamento dell’ambulanza con a bordo il presunto assassino di Giuseppe Turco

Il caso dell’accerchiamento dell’ambulanza con a bordo il presunto assassino di Giuseppe Turco, trasportato al pronto soccorso di Aversa il 29 luglio scorso e poi ricondotto nuovamente in carcere vista la situazione, ha innescato l’immediata reazione del Sappe, in particolare un intervento del segretario generale Capece che parla di ipotesi tentativo di evasione: “Tutto lascia pensare ad una simulazione di malessere del detenuto che ha dichiarato di aver ingerito candeggina per poter uscire dall’istituto: probabilmente veniva comunicato a parenti e amici o a male intenzionati l’uscita di quest’ultimo all’esterno a mezzo di un cellulare in possesso di altri detenuti occultati illecitamente. Al riguardo ci sono accertamenti in corso. L’episodio è emblematico per comprendere i rischi derivanti dai facili ricoveri cosiddetti a vista nonché dal pericolo dell’utilizzo illecito dei cellulari nell‘ambito penitenziario“.



Non si esclude, quindi, che Anass Saaoud possa aver avuto contatti con l’esterno attraverso un telefonino nascosto in carcere, riuscendo così ad avvertire qualcuno del suo imminente trasporto in ospedale. Questo spiegherebbe la presenza del gruppo di persone ad attendere e accerchiare l’ambulanza, ma occorreranno ulteriori indagini per accertare come sono andate davvero le cose.