Omicidio Graziella Mansi, la bambina bruciata viva 25 anni fa ad Andria dopo essere stata abusata e torturata, il Tribunale di Lecce nega la revisione del processo che era stata chiesta dalla difesa di uno dei colpevoli, Giuseppe Dibari, che chiedeva di rivedere la sentenza dopo che erano emersi i risultati di alcune perizie che potevano confermare l’estraneità al delitto dell’imputato. Secondo i giudici, non è quindi possibile alcuna modifica alla condanna già pronunciata poichè come è stato dichiarato: “L’istanza è infondata“.
Restano quindi in vigore i provvedimenti già decisi in precedenza, che avevano stabilito l’ergastolo per Dibari, insieme agli altri accusati che hanno sempre continuato a dichiararsi innocenti, Domenico Margiotta, Michele Zagaria e Vincenzo Coratella suicidato nel carcere di Lecce dopo aver lasciato un messaggio nel quale si diceva completamente estraneo alla vicenda. Gli avvocati, alla luce dei risultati della perizia forense, avevano insistito in particolare su due aspetti: quello psichiatrico relativo allo stato dell’imputato Tortora, tornato libero dopo 24 anni di reclusione e quello delle immagini della videosorveglianza.
No alla revisione del processo per Giuseppe Dibari, giudici confermano sentenza per l’omicidio Graziella Mansi
Non ci sarà un nuovo processo per Giuseppe Dibari, accusato dell’omicidio della piccola Graziella Mansi, che continua a dichiararsi innocente nonostante la sentenza. Secondo gli avvocati, che avevano provato a chiedere la revisione della sentenza, nel giudizio di colpevolezza dell’accusato Pasquale Tortora, che ha contribuito con la testimonianza anche ad incastrare gli altri complici, non si è tenuto conto dei problemi psichiatrici di cui soffriva, in particolare della tendenza a mentire.
Inoltre, dalle immagini delle telecamere poi analizzate, era emerso che la sera del delitto i condannati erano stati avvistati nei pressi di una banca, il che poteva dimostrare la mancanza di tempo materiale per compiere la serie di abusi che poi portarono alla tragica morte di Graziella. Tuttavia, i giudici avevano già stabilito che proprio queste prove potevano costituire un falso alibi, costruito appositamente per non essere coinvolti e alla luce delle precedenti decisioni hanno negato la possibilità di revisione, confermando così l’ergastolo senza possibilità di nuova istanza.