E’ alquanto sospetta la morte della professoressa Iryna Farion, uccisa lo scorso 19 luglio in quel di Leopoli. Ne parla, interrogandosi, il Corriere della Sera, sottolineando che l’omicida era sicuramente un professionista. La morte è sopraggiunta attorno all’ora di cena, e i forti sospetti nei confronti del caso sono giunti per via del fatto che la 60enne docente universitaria era molto nota in Ucraina per essere fortemente ultranazionalista. Potremmo quindi essere di fronte all‘ennesima morte sospetta di un dissidente nei territori dell’ex Unione Sovietica?



Difficile dirlo fatto sta che il quotidiano di via Solferino sottolinea come colui che ha agito per ammazzare Iryna Farion abbia calcolato tutto, non lasciando nulla al caso, e muovendosi proprio come un professionista, a cominciare dal fatto che ha agito nel buio totale, mentre nella città di Leopoli era in corso un blackout, eventi che da due anni a questa parte si ripetono spesso volentieri in quella zona del mondo, a seguito dei bombardamenti dell’esercito russo sulle centrali elettriche del Paese.



OMICIDIO IRYNA FARION: IL KILLER LE HA HACKERATO IL TELEFONO

Approfittando del buio, l’omicida ha potuto agire indisturbato, lontano anche dagli occhi delle telecamere di sicurezza presenti e che avrebbero potuto inquadrarlo. Inoltre, sembra che lo stesso criminale sia riuscito anche ad hackerare lo smartphone della professoressa Iryna Farion, di conseguenza aveva evidentemente studiato in anticipo i programmi della stessa donna, che insegnava lingua ucraina al Politecnico, e che in precedenza era stata anche parlamentare per il partito di destra Svoboda.

Pochi istanti prima di trovare la morte, la docente aveva chiamato un taxi tramite il proprio smartphone, e il criminale ha quindi “recepito il messaggio” ed ha deciso di agire, uccidendo in un istante la sua preda, per poi svanire nel nulla. Ma è possibile che ad averla uccisa sia qualche braccio armato non riconosciuto delle istituzioni? La storia di Irina Farion appare molto simile all’uccisione di alcuni dissidenti russi, visto che la stessa docente era considerata da Kiev un personaggio per certi versi scomodi.



OMICIDIO IRYNA FARION: LE ULTIME BATTAGLIE E LE ULTIME POLEMICHE

Il quotidiano di via Solferino ricorda infatti come la vittima avesse portato avanti numerose battaglie nel corso della sua vita, soprattutto contro l’abbandono della lingua russa, che è parlata in particolare nella zona est del Paese, dove comunque la popolazione è fortemente a fianco del governo ucraino nella guerra contro la Russia. A novembre scorso, invece, la docente aveva creato non poche polemiche dicendo che avrebbe chiamato russi e non ucraini, i soldati dell’esercito nazionale che continuavano a parlare in russo.

Sempre lo stesso mese, via Facebook, aveva invece reso pubblico l’identità di uno studente della Crimea, in favore dell’Ucraina, che aveva scritto alla stessa professoressa universitaria, innescando a sua volta una repressione contro lo stesso, nonché i suoi amici e i suoi famigliari. Insomma, una serie di azioni sospette, una figura scomoda che probabilmente ha dato fastidio a qualcuno al punto che si è deciso di ucciderla.