Quello di Jessica Mantovani, la 37enne di Villanuova sul Clisi, è sempre passato come un giallo di “serie B” ma la trasmissione Lombardia Nera ha voluto invece dedicare nuovamente la giusta attenzione al caso della donna trovata morta il 13 giugno 2019. Il suo corpo fu rinvenuto nelle acque della centrale idroelettrica Dwk di Prevalle, in provincia di Brescia. Si parlò sin da subito di suicidio ma solo dopo tre mesi l’autopsia rivelò una verità del tutto differente: Jessica sarebbe stata picchiata, gettata ancora viva nelle acque del fiume dove morì annegata. Venne indagato Giancarlo Bresciani, l’amico nonché l’ultima persona ad averla vista viva, ma l’uomo ha spiegato di averla vista andare via dalla sua abitazione senza avere più sue notizie. Più tardi è stato indagato un altro uomo, Marco Zocca e successivamente altre 8 persone che avrebbero aiutato Bresciani e Zocca – accusati di averla pestata – a trasportare il cadavere e gettarlo nella centrale idroelettrica.
A distanza di poche ore dalla precedente puntata di Lombardia Nera in cui veniva mostrato l’appello dei genitori affinché possa cadere il muro di omertà, succede che per la morte di Jessica Mantovani resta un solo imputato, mentre tutte le altre posizioni vengono archiviate. Il timore giustificato della famiglia della vittima è che adesso molte di queste persone potrebbero farla franca. Una svolta destinata a fare senza dubbio molto discutere.
OMICIDIO JESSICA MANTOVANI: UN SOLO INDAGATO
E’ solo Giancarlo Bresciani a restare sospettato della morte di Jessica Mantovani, dopo che gli è stato notificato l’avviso di conclusione delle indagini. La procura ha invece chiesto l’archiviazione sia per Marco Zocca, indagato inizialmente per omicidio e occultamento di cadavere che per altre 8 persone. Per l’accusa, il solo che potrebbe avere delle responsabilità, quindi, resta proprio Bresciani che però si è sempre proclamato innocente. Nell’abitazione dell’uomo, dove Jessica era stata accompagnata dal padre prima della scomparsa, gli inquirenti hanno trovato macchie di sangue appartenenti alla donna. Anche sul materasso dell’uomo era presente il Dna di Jessica mescolato ad un profilo genetico riconducibile a Zocca che si è sempre detto estraneo. Il Ris ha smontato le presunte tracce ematiche presenti su una coperta sequestrata in casa del 24enne così come quelle su tre auto degli indagati. La conclusione delle indagini tuttavia avrebbe deluso Giovanni Mantovani, padre di Jessica, almeno per ciò che riguarda la posizione di Zocca. L’uomo ha fatto ricorso contro la richiesta di archiviazione di quest’ultimo.
PARLA IL PADRE DI JESSICA MANTOVANI
I familiari della vittima si sono detti sconvolti di fronte alla richiesta di archiviazione degli altri indagati. Il padre, in particolare, contesta la decisione presa su Zocca dal momento che le sue tracce compaiono nella casa di Bresciani insieme a quelle di Jessica. Giovanni Mantovani, in collegamento telefonico con il programma di Antenna 3, ha spiegato come ha accolto la notizia della richiesta di archiviazione in favore di 9 indagati: “L’ho accolta con rabbia perché dopo due anni mi fa venire nervoso… non è possibile una cosa del genere!”. A detta dell’uomo, le indagini non sarebbero state eseguite in maniera impeccabile: “Sono andati dentro la casa di Bresciani tre mesi dopo! Ma cosa cavolo hanno aspettato tre mesi?! Suicidio? Ma va… Sono incazz*to nero!”, ha aggiunto. Nei giorni scorsi l’uomo ha tappezzato la città in cui vive con dei manifesti per chiedere a chiunque sappia qualcosa di parlare: “Ci sono ancora delle buone e brave persone… Andremo a tocca anche lì! Sono buone persone che si sono approfittate di mia figlia e legalmente gli andremo a toccare”. Infine un appello alle forze dell’ordine: “Su alcuni punti non sono d’accordo e faremo ricorso”.