Quarant’anni esatti di carcere, una pena che raramente viene spinta così avanti anche in casi di ergastoli. Bisogna proprio essere un serial killer o l’autore di un attentato stragista, un terrorista, perché la pena venga mantenuta viva così a lungo. E’ il caso di Mark David Chapman, l’uomo che l’8 dicembre 1980 uccise John Lennon. Innumerevoli in questi decenni le sue richieste di grazia, tutte puntualmente respinte. Anche l’ultima, l’undicesima, una richiesta di libertà vigilata. A influire in maniera decisiva come sempre Yoko Ono, la vedova Lennon che non ha mai mostrato di perdonare l’assassino nonostante una vita dedicata a ideali di pace e amore. Chapman quella sera del 1980 si avvicinò a Lennon, che stava rientrando nella sua abitazione di New York, in modo subdolo, chiedendo innocentemente un autografo che l’ex Beatle concesse. Poi tirò fuori la pistola e lo freddò.
IL RIFIUTO DI YOKO ONO
In realtà la donna ha le sue buone ragioni: teme per la sua vita e quella del figlio della coppia, Sean, come se Chapman dovesse portare a termine un compito maledetto, distruggere l’intera famiglia. Chapman al momento dell’omicidio soffriva di ossessioni psicopatiche, si era convinto che Lennon aveva tradito la causa della rivoluzione diventando un buon borghese, amorevole padre e sposo. Chapman si è dichiarato pentito più volte, sembra che le sue ossessioni psicopatiche siano scomparsa, ma chi può dire cosa farebbe se tornasse in libertà? Adesso la prossima occasione per l’uomo di chiedere la grazia sarà fra due anni. Yoko On risponderà sempre allo stesso modo. Del favoloso quartetto dei Beatles restano oggi in vita Paul McCartney e Ringo Starr, in quanto George Harrison è scomparso nel 2003 per un tumore.