C’è tanto dolore nella famiglia di Katia Tondi, ma al tempo stesso la certezza che sia stata fatta giustizia con la condanna a 27 anni al marito Emilio Lavoretano per l’omicidio. «Mia figlia ha avuta giustizia, ora può riposare in pace. Mi sento male solo a ripensare a tutto quello che è successo», ha detto il padre della vittima dell’omicidio. Ai microfoni de La Vita in Diretta è intervenuta anche la mamma di Katia Tondi: «Mi sento troppo male per il bambino. So solo che mia figlia ha avuto giustizia». Non è d’accordo invece Emilio Lavoretano: «Non esiste proprio. È stata un’ingiustizia: condannare un innocente dopo che loro hanno commesso degli errori». Questa la reazione a caldo dell’imputato all’uscita dall’aula in cui è stata data lettura della sentenza. Il suo legale ha annunciato che la battaglia legale proseguirà: «Sentenza assolutamente ingiusta, faremo appello», ha dichiarato ai microfoni del programma di Raiuno. (agg. di Silvana Palazzo)
OMICIDIO KATIA TONDI: EMILIO LAVORETANO CONDANNATO A 27 ANNI
Emilio Lavoretano, accusato di aver ucciso la moglie Katia Tondi, è stato condannato a 27 anni di carcere dalla Corte di Assise di Santa Maria Capua Vetere. Il pubblico ministero Domenico Musto aveva chiesto 25 anni per l’uomo, unico sospettato a piede libero dell’omicidio della mamma di 33 anni trovata strangolata nell’appartamento coniugale di San Tammaro il 20 luglio del 2013. I giudici hanno invece aumentato di due anni la pena, condannandolo anche a una provvisionale di 500mila euro ai familiari della vittima, oltre a dichiararlo sospeso dalla potestà genitoriale del figlio piccolo, che la sera dell’omicidio era in camera da letto e aveva solo otto mesi. Alla lettura della sentenza erano presenti i genitori della vittima, che si erano costituiti parte civile, l’imputato e il suo legale, l’avvocato Natalina Mastellone. La sentenza però non è esecutiva quindi, come riportato da Il Mattino, Emilio Lavoretano resta a piede libero.
OMICIDIO KATIA TONDI: LE INDAGINI E IL PROCESSO
Tra gli elementi che potrebbero aver pesato sula sentenza, la consulenza richiesta dalla Procura. Secondo l’ex generale del Ris dei Carabinieri Luciano Garofano, Katia Tondi sarebbe stata strangolata tra le 18 e le 19 del 20 luglio, in un arco temporale in cui – secondo l’accusa – il marito Emilio Lavoretano era in casa, uccidendo d’impeto la moglie. L’uomo disse agli investigatori della Squadra Mobile di Caserta di aver trovato la moglie che «era già morta», poi aggiunse di essere uscito poco prima delle 19, quando la moglie era ancora viva, e di essere rincasato intorno alle 20. Quindi aveva rinvenuto il corpo della donna accasciato vicino alla porta di casa, lasciando intendere che la morte sarebbe avvenuta tra le 19 e le 20. La perizia di Luciano Garofano però lo smentisce. E poi c’è la testimonianza dei titolari del negozio di ortofrutta che dissero di aver visto il marito uscire in auto col padre almeno due ore prima che l’ambulanza del 118 arrivasse a casa della Tondi. Dichiarazioni che hanno confutato quelle del padre dell’imputato, il quale aveva detto di non aver visto il figlio quel pomeriggio. Dunque, secondo l’accusa padre e figlio si erano messi d’accordo sulla versione da rendere.