Imputato per l’omicidio di Laura Ziliani con le figlie della vittima, Silvia e Paola Zani, Mirto Milani ha parlato in aula, nel processo che si celebra a loro carico in Corte d’Assise a Brescia, raccontando quella che, a suo dire, sarebbe l’evoluzione degli eventi che hanno preceduto il delitto fino alla sua esecuzione. L’ex vigilessa di Temù è stata uccisa nel maggio 2021 e il suo corpo è stato ritrovato tre mesi dopo, sepolto vicino ad un fiume, dopo la messinscena delle figlie apparse in lacrime, in tv, lanciando appelli per lei.
Il “trio diabolico” infine è crollato, confessando di aver agito contro la donna per un movente che agli inquirenti sarebbe apparso incredibile: “Quando ho ucciso mia madre – avrebbe raccontato la maggiore, Silvia – ero convinta al 300 per cento che lei volesse avvelenarci. Ci avrei messo la mano sul fuoco. Ora, dopo tanti mesi in carcere, non sono più così sicura. Eravamo spaventatissimi. Voleva uccidere noi due sorelle e Mirto sarebbe stato un danno collaterale“. Mirto Milani ha parlato davanti ai giudici della genesi dell’omicidio di Laura Ziliani, di come sarebbe maturata la loro “folle idea” e di quali sarebbero stati i primi tentativi di uccidere la donna andati a vuoto. Milani ha raccontato inoltre come sarebbe stato eseguito il delitto arrivando ad avanzare le sue scuse ai familiari. Parole che sembrano in qualche modo cercare uno sbocco nell’ottica di un alleggerimento della posizione rispetto alle coimputate.
Mirto Milani sull’omicidio di Laura Ziliani: la confessione sulla premeditazione del delitto
In aula, Mirto Milani ha parlato di come avrebbe deciso di uccidere Laura Ziliani insieme alle “ragazze”, le figlie della vittima Silvia e Paola Zani con le quali aveva una relazione “poliamorosa”. L’idea, secondo il racconto dei tre, sarebbe nata perché si sarebbero convinti che l’ex vigilessa stesse attentando alla loro vita e volesse assassinarli addirittura con della candeggina nel latte, e per questo avrebbero deciso di eliminarla tentando in vari modi di commettere l’omicidio prima di riuscirci. Mirto Milani ha dichiarato di aver partecipato al delitto per paura di perdere entrambe: “Per me le ragazze erano tutto“.
Mirto Milani avrebbe quindi confermato quanto confessato pochi mesi prima agli inquirenti, delineando un inquietante quadro di responsabilità dietro la morte di Laura Ziliani. “Dopo l’episodio della candeggina, io e Silvia abbiamo parlato molto. Avevamo paura, eravamo confusi. Quando abbiamo cominciato a pensare a questa idea folle, ci siamo ispirati principalmente alle serie tv. Abbiamo pensato di usare l’aconito, che avevamo visto nella serie tv di Dexter. Abbiamo raccolto la pianta e abbiamo provato ad estrarre il veleno, ma non avevamo le competenze necessarie per farlo. Poi abbiamo provato a utilizzare la ricina, abbiamo cercato di preparare le sostanze (…). Paola non ricordo il periodo in cui entrò nel piano, però quando si parla della ricina lei era già stata coinvolta, messa al corrente. All’inizio eravamo un duo, poi siamo diventati un trio”.
Mirto Milani a processo: “Così abbiamo ucciso Laura Ziliani”
Mirto Milani ha poi rivolto delle scuse alla famiglia della vittima, ricalcando quello che a suo dire sarebbe un “pentimento” già espresso a psicologi e psichiatri dopo il suo interrogatorio in carcere. “Voglio scusarmi con tutti per il male che ho fatto. L’avevo detto agli psichiatri, avevo pianto durante l’interrogatorio. Ho detto loro quanto mi dispiaceva, poi ho avuto un crollo emotivo, avevo deciso di suicidarmi e avevo fatto una corda per impiccarmi, avevo scritto una lettera di scuse anche per la famiglia Ziliani a cui chiedo scusa, ma non ho mai avuto coraggio di consegnarla perché mi sento completamente indegno. Ho distrutto una vita, ho distrutto la vita di altre persone, anche di quelle a cui volevo bene. Un macello“.
Poi ha parlato dell’azione omicidiaria: “Mi sono nascosto sotto il letto nella camera di Paola, sono uscito dopo che Laura è andata in camera sua a dormire, dopo aver mangiato un cupcake (imbottito di benzodiazepine, ndr). Abbiamo aspettato che la luce si spegnesse e poi ci siamo vestiti mettendoci le magliette a maniche lunghe per non lasciare tracce, pantaloni, mentre mi stavo vestendo ho iniziato ad avere una serie di dubbi e ripensamenti. Ci siamo trovati tutti nella stanza di Paola e ho esposto il fatto che stavamo sbagliando e non dovevamo proseguire. Dovevamo fermarci e trovare una soluzione alternativa. Silvia mi ha mandato a quel paese. Mi sono messo a camminare avanti e indietro, pensando ‘ma sì, adesso ci ripensano’, poi ho sentito come un grido soffocato e allora ho realizzato che stava succedendo tutto. Mi sono messo la testa fra le mani – ha aggiunto Milani – e ho pensato ‘cosa faccio?’, ho pensato di scappare, poi mi sono mosso, sono arrivato davanti alla porta della camera di Laura, era aperta, e nella penombra ho visto Silvia che stava strangolando la madre. Paola la stava tenendo ferma, sono rimasto un attimo combattuto ma alla fine sono andato lì perché se me ne fossi andato avrei perso le ragazze, loro erano tutto per me e non potevo perderle. Mi sono introdotto nella camera e ho messo anch’io la mia mano sul collo di Laura (…). Però Laura non si muoveva già più, ha incominciato ad avere degli spasmi quando Silvia le ha messo i sacchetti in testa”.