Il giallo di Luciana Biggi inizia il 26 aprile 2006. La donna, all’epoca dei fatti 36enne, fece perdere le sue tracce per due lunghi giorni. Il 28 aprile fu rinvenuta senza vita, con la gola tagliata in vico San Bernardo, nel centro storico di Genova. Ad identificarla fu la sorella gemella Bruna alla quale Luciana era molto legata e che durante la sua sparizione aveva manifestato grande preoccupazione. “Mia sorella non sarebbe mai andata da sola nei vicoli… Luciana era una ragazza molto salutista, faceva fitness, non beveva e non si drogava”, dichiarò, come riferito da Chi l’ha visto. A distanza di tre giorni dal delitto, l’allora ex fidanzato Luca Delfino, 30enne di Gorreto (Genova) fu indagato per omicidio volontario. Pur ammettendo le continue liti con la sua ex, negli uffici della procura genovese l’uomo e presunto assassino dichiarò: “Non l’ho mai toccata neppure con un dito”.



Raccontò di aver lasciato Luciana in un bar e di essersi allontanato ubriaco ma nessuna telecamera lo riprese. Tornato a casa si fece lavare gli indumenti dalla matrigna perché “sporchi di vino”. Nei giorni seguenti si fece vivo con la sorella della vittima ribadendo di non c’entrare nulla con il delitto e spiegando che una persona avrebbe potuto confermare il suo alibi.



OMICIDIO LUCIANA BIGGI, ASSOLTO EX FIDANZATO LUCA DELFINO

Per il delitto di Luciana Biggi, Luca Delfino non fu arrestato in quanto gli inquirenti ritennero che vi fossero ancora degli aspetti da chiarire. Nell’agosto dell’anno seguente, Delfino fu arrestato per un altro delitto, quello di Antonella Multari, la ex con cui aveva iniziato una relazione dopo la morte di Luciana. Intanto per la morte della Biggi la mancanza di prove a carico di Delfino, sia scientifiche che testimoniali, portarono alla sua assoluzione. Nel febbraio 2011 è arrivata ufficialmente l’assoluzione da parte della Corte D’Assise di Genova dopo 5 ore di camera di consiglio, al termine della quale Delfino fu assolto in base al secondo comma dell’articolo 530 (la vecchia insufficienza di prove). Per la Corte d’Assise di Genova, quindi, non è lui l’assassino di Luciana Biggi. L’assoluzione fu confermata anche in Appello due anni più tardi, come scrive La Stampa. Nel secondo grado era in discussione solo il risarcimento chiesto dalla parte civile, ovvero la sorella della vittima, perché la procura generale aveva rinunciato a ricorrere in appello. “E’ vergognoso e molto triste pensare che nessuno pagherà  per questa ragazza. So soltanto che mia figlia potrebbe essere ancora viva se Delfino fosse stato incarcerato prima”, aveva commentato Rosa Tripodi, mamma di Antonella Multari.



LUCA DELFINO E QUELLA PRESUNTA CONFESSIONE IN CELLA…

Dopo l’assoluzione di Luca Delfini non si erano fatte attendere le numerose reazioni anche dal mondo della politica, a partire dalla Lega. Piergiorgio Stiffoni aveva ritenuto la sentenza “vergognosa”. L’avvocato di Delfino Riccardo Lamonaca era apparso di contro molto soddisfatto: “Credo che la corte abbia utilizzato molto coraggio per la sentenza. Al di là della soddisfazione personale, questo rappresenta per noi un ottimo risultato: è una sentenza che si basa essenzialmente sulla mancanza di prove”. Bruna Biggi, sorella di Luciana aveva invece definito la sentenza semplicemente “scandalosa”: “Mia sorella è morta due volte, questa non può essere considerata giustizia. In questi 5 anni abbiamo lottato per niente”, aveva tuonato. Un colpo di scena nel caso era stato segnalato nel giugno di due anni fa, quando secondo Fanpage.it, l’uomo avrebbe confessato al compagno di celle di essere l’autore di due omicidi: il primo proprio quello dell’ex fidanzata Luciana Biggi, ed il secondo di un detenuto del carcere di Sollicciano bollato come “suicidio”. Confessioni che sarebbero state rese ad un’altra vittima, detenuto ecuadoriano che lo ha poi denunciato per violenza sessuale e stalking.