E’ un vero e proprio cold case quello dell’omicidio Luigia Borrelli, una povera donna che è stata uccisa, anzi, letteralmente massacrata, quasi 30 anni fa, precisamente nel 1995. L’infermiera che faceva la prostituta in quel di Genova, venne trovata con segni di ferite da trapano, per una morte alquanto atroce, ed oggi, a quasi 3 decadi da quegli eventi, c’è un indagato. Lo scrive il Corriere della Sera parlando di “svolta” nel caso.



Aveva 42 anni quando Luigia Borrelli fu trovata senza vita dopo che un trapano le aveva trapassato la gola, in un vicolo di Genova, dove appunto la stessa era solita vendere il suo corpo. Un omicidio che non è mai stato risolto ma che vede oggi un nuovo indagato al centro dell’inchiesta, precisamente un 60enne del posto, che lavora in una carrozzeria e che il quotidiano di via Solferino descrive come una persona con dei problemi legati al gioco.



LUIGIA BORRELLI: DNA SAREBBE LO STESSO DI UN NUOVO INDAGATO

Sulla scena del crimine sarebbe stato rinvenuto del dna e dopo 30 anni di indagine, grazie alle nuove tecniche per estrapolare ed esaminare meglio il materiale genetico, avrebbero trovato un “match” appunto con il carrozziere di cui sopra. Sarebbe stato lui ad aver ucciso Luigia Borrelli, in arte Antonella, dopo aver consumato un rapporto sessuale con la vittima.

Lo scopo era semplice, portarle via quanto aveva guadagnato quella notte, e per farlo avrebbe dovuto ucciderla. 30 anni fa non esistevano le telecamere che ci sono oggi in quasi ogni angolo delle città, di conseguenza l’assassino ha potuto agire indisturbato, coperto dal buio della notte ma anche dagli stessi caruggi, piccole vie che attraversano il centro storico genovese e che spesso e volentieri sono al centro delle vicende di cronaca.



LUIGIA BORRELLI: TRE SUICIDI DOPO IL SUO DELITTO

Il Corriere della Sera ricorda come purtroppo non è la prima volta che sembra essere giunta una svolta per il caso della povera Luigia Borrelli, visto che in varie occasioni ci sono state nuove indagini e nuovi indagati, che però non hanno portato ad un nulla di fatto. Gli inquirenti puntarono inizialmente il dito contro il proprietario dell’arma del delitto, il muratore Ottavio Salis che si trovava nella zona dove si è consumato il delitto in quanto stava svolgendo una ristrutturazione di un edificio. Fu un’indagine che lasciò il segno visto che lo stesso si suicidò nel 1995: il giorno dopo i risultati del dna certificarono che fosse estraneo alla scena del crimine.

Nel 1996 si uccise invece Adriana Fravega, proprietaria dello stabile dove si prostituiva Borrelli, probabilmente perchè fu lei ad indicare Salis. Infine la morte del figlio di Luigia Borrelli, Roberto, gettatosi dal ponte monumentale nel 2014. Una storia che sta lasciando quindi una lunga scia di sangue: chissà che finalmente non si arrivi al colpevole dopo le ultime risultanze.