Procede l’indagine della procura di Roma per l’omicidio di Manuela Petrangeli: dall’analisi del contenuto del cellulare dell’ex Gianluca Molinaro a quella dei video delle telecamere di sorveglianza in strada, fino alle verifiche sul fucile modificato che è stato usato dal killer (anche per capirne la provenienza). Attualmente non viene contestata la premeditazione, ma in base a quanto ricostruito finora, l’agguato potrebbe essere stato premeditato, quindi non si esclude che il reato contestato venga modificato da omicidio a omicidio premeditato. Nel frattempo, dall’ordinanza di misure cautelari emergono alcuni dettagli agghiaccianti del femminicidio.



Gianluca Molinaro ha mandato un messaggio a un amico: «Oggi forse piglio due piccioni con una fava». Poi ha chiamato la compagna precedente, Debora Notari, per confessare l’omicidio di Manuela Petrangeli, arrivando a dire: «Speriamo che l’ho presa bene. Ho visto il sangue che schizzava da tutte le parti». Stando a quanto riportato da Repubblica, ha mandato anche un sms, che l’amico ha visualizzato quando ormai era troppo tardi per salvare la donna: «Gli ho sparato due botti, gli ho sparato». Tutti questi elementi rappresentano prove importanti, per la precisione «gravi indizi di reato» riguardanti il «brutale» omicidio di Manuela Petrangeli. Sono contenute nell’ordinanza con cui è stato convalidato l’arresto di Molinaro per l’omicidio della fisioterapista, confessato anche ai carabinieri quando si è presentato spontaneamente.



OMICIDIO MANUELA PETRANGELI, LE PROVE E GLI ESAMI IN CORSO

Dalle carte emerge anche il tentativo di Gianluca Molinaro di infangare la memoria di Manuela Petrangeli, infatti in caserma ha dichiarato di aver scoperto dall’uso di un sistema di sorveglianza che aveva installato a casa della donna dei tradimenti e che si era iscritta a un sito di incontri, ma è tutto falso, perché non è stato riscontrato alcun sistema né iscrizione ai siti internet. C’è poi la testimonianza dell’attuale compagna di Molinaro, la quale ha fatto sapere che l’uomo con lei era sempre calmo e manifestava disagio solo perché non riusciva a frequentare come avrebbe voluto il figlio minorenne, ma prove e precedenti testimoniano, aggiunge Repubblica, diversi casi di violenza. Ci sono poi due cartucce che sono state ritrovate dagli investigatori: erano due colpi che potevano essere ancora esplosi.



Per il gip sono tutti «elementi assolutamente convergenti per ritenere l’indagato responsabile» di omicidio volontario aggravato. Ma viene contestato anche il reato di porto illegale di arma da fuoco. Riguardo il movente dell’omicidio di Manuela Petrangeli, i motivi vanno approfonditi, ma viene evidenziata la gelosia di Gianluca Molinaro, anche se la loro storia era finita da circa tre anni. Le indagini si stanno concentrando anche sull’arma: il Ris sta cercando di risalire al numero della matricola, seppur abrasa, per individuare il proprietario. Sono in corso anche gli esami sul cellulare e dei tabulati telefonici perché tra questi potrebbe esserci chi gli ha dato il fucile, poi bisognerà capire chi lo ha modificato.