Si è concluso (per la seconda volta) il processo contro Marzia Corini, che era accusata fin dal 2015 per omicidio volontario, in relazione alla morte di suo fratello Marco, noto avvocato dei vip e calciatori. Il decesso è sopraggiunto dopo diversi mesi di agonizzante lotta contro un tumore terminale, al cospetto della sorella, medico anestesista, che somministrò un’ingente quantità di sedativo al fratello la mattina della morte.



Secondo la Procura di Milano, la morte di Marco Corini era compatibile con un omicidio, ordito dalla sorella Marzia al fine di impossessarsi di un’eredità pari ad 1 milione di euro. In primo grado i giudici avevano creduto alla teoria dell’accusa, condannando l’anestesista a 15 anni di carcere, poi confermata anche dalla Corte d’Assiste d’appello di Genova ed, infine, annullata dalla Cassazione. Ora, invece, si è concluso l’appello bis chiesto da Marzia per l’omicidio di Marco Corini, con la Corte d’Assise d’appello di Milano che l’ha scagionata da ogni accusa con la formula “il fatto non sussiste”. Le motivazioni saranno disponibili tra 40 giorni, tempo nel quale quasi certamente la Procura di Milano deciderà di impugnare la sentenza, portandola nuovamente in Cassazione.



Omicidio Marco Corini: la sorella Marzia scagionata anche per furto e falsificazione

Insomma, per ora Marzia Corini è stata scagionata per l’omicidio del fratello Marco, ma l’ultima parola spetterà alla Procura di Milano che già in sede dibattimentale nell’appello bis aveva chiesto una condanna a minimo 14 anni e 2 mesi, in linea con quella impartita in primo grado. Contestualmente, inoltre, la Corte di Milano ha anche scagionato la sorella dell’avvocato dei vip per le altre due accuse mosse a suo carico. La prima riguardava la presunta falsificazione del testamento di Marco Corini, secondo la Procura per mano di Marzia (confermando così l’accusa per omicidio legata alla volontà di impossessarsi dell’eredità del fratello), e la seconda era legata ad un presunto furto di farmaci.

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