L’omicidio di Marco Vannini sarà nuovamente affrontato questa sera nel corso della nuova puntata di Quarto Grado, durante la quale saranno ripercorse le tappe salienti di un giallo culminato il 30 settembre scorso con la sentenza del processo d’Appello bis. Nell’ultimo processo i giudici hanno condannato Antonio Ciontoli a 14 anni di reclusione con l’accusa di omicidio volontario con dolo eventuale e a 9 anni e 4 mesi la moglie Maria Pezzillo ed i due figli Martina e Federico per omicidio volontario anomalo. Tuttavia le incongruenze restano ancora molteplici a partire da Martina Ciontoli, fidanzata della vittima: si trovava nella stanza di Marco quando il giovane bagnino ventenne fu raggiunto dal colpo mortale? Nei giorni scorsi, a quasi due mesi dall’ultima sentenza sono state rese note le motivazioni depositate dai giudici dell’Appello di Roma. “La morte di Marco ha privato la famiglia Vannini e anche la giustizia di conoscere una eventuale versione alternativa a quella fornita dalla famiglia Ciontoli”, si legge come scrive Fanpage.it. In 85 pagine i giudici, a più riprese, hanno parlato dell’impossibilità di “ricostruire tutta la verità”. I giudici, in diversi passaggi si sono scagliati contro la difesa della famiglia Ciontoli che negli anni ha sempre evidenziato come la morte del giovane Vannini abbia contribuito al “fallimento” del piano di Antonio di salvaguardare il suo posto di lavoro. Gli avvocati di Ciontoli, Antonio e la sua intera famiglia non avrebbero mai preso in considerazione l’ipotesi che Marco potesse morire. I giudici hanno scritto: “L’unico in grado di porre in crisi la costruzione di un omicidio per colpa era Marco Vannini ed ecco perché il suo decesso, in termini di mera convenienza personale, era da preferire alla sua sopravvivenza”.
OMICIDIO MARCO VANNINI: I GENITORI DOPO LE MOTIVAZIONI
La lettura delle motivazioni della sentenza di Appello bis relativa all’omicidio di Marco Vannini, ha rappresentato per la famiglia del giovane ventenne ucciso “una piccola vittoria anche se in realtà non si può parlare di vittoria perché comunque noi abbiamo perso nostro figlio e non ce lo ridà nessuno”: questo il pensiero di Marina Conte ripreso da Fanpage. I giudici, molto chiaramente hanno scritto che “Martina Ciontoli era nel bagno ed ha assistito al colpo d’arma da fuoco esploso dal padre nei confronti di Marco”. La ragazza, scrivono ancora i giudici, non avrebbe aiutato il fidanzato ma “aiuta il padre a depistare le indagini, contribuendo ad avvalorare la versione da lui fornita”. Proprio il ruolo della ragazza rappresenta il maggiore rammarico per i genitori di Marco: “Martina noi l’abbiamo cancellata, lei è stata la ragazza di Marco fino a due minuti prima che venisse esploso il colpo d’arma da fuoco”, ha spiegato papà Valerio, “perché per come si è comportata dopo ha dimostrato di non amarlo”. Ma la battaglia legale della famiglia Vannini non è ancora conclusa in quanto ora li attende la nuova Cassazione. La difesa dei Ciontoli hanno tempo fino a metà gennaio per presentare ricorso e se verrà accolto si ritornerà davanti agli ermellini in vista del finale della vicenda giudiziaria che potrebbe giungere entro la prossima estate.