Il caso di Mario Bozzoli, scomparso dalla sua fonderia a Marcheno (Brescia) l’8 ottobre 2015, potrebbe presto giungere ad una svolta con la sentenza al termine di un processo in corso ormai da diverso tempo. Ad occuparsene è stata la trasmissione Lombardia Nera che ha posto l’accento sulla difesa dell’unico imputato, Giacomo Bozzoli, nipote della vittima. Nel corso dell’ultima udienza, l’uomo si è difeso per oltre tre ore in aula a Brescia, dichiarandosi innocente ma soprattutto smentendo i cattivi rapporti con lo zio.



La ex fidanzata sembrerebbe essere l’accusatrice principale di Giacomo Bozzoli, che dichiarò agli inquirenti nel giorno stesso della scomparsa, come da tempo il ragazzo intendesse eliminare lo zio, tanto da averla voluta coinvolgere in questo presunto piano diabolico. Le parole della ex fidanzata potrebbe pesare nel giudizio finale a carico di Giacomo Bozzoli, dal momento che avrebbe fedelmente riportato le stesse cose dette nel 2015. Giacomo, di contro, si è difeso dichiarando: “La Signora Gambarini di stupidate ne ha dette e dopo vorrei anche approfondire certi argomenti”. A suo dire, non solo non si sarebbero più sentiti dopo la fine della loro storia avvenuta nel 2011 ma “non le ho mai parlato di mio zio Mario, nè del bosco, nè della macchina, nè dell’autostrada che è un’altra scena da film secondo me”. Sempre secondo Bozzoli, la donna avrebbe reagito in quel modo per rovinarlo dopo la fine della loro relazione. Si tratta davvero di una fidanzata gelosa che si è “vendicata” dell’ex Giacomo Bozzoli?



Omicidio Mario Bozzoli: verso la sentenza, parla il nipote Giacomo

Dopo sei anni di attesa si va verso la sentenza del processo sull’omicidio di Mario Bozzoli. Intanto, Giacomo Bozzoli, il nipote, in aula ha smentito i cattivi rapporti con lo zio, sebbene sul suo cellulare, in corrispondenza del numero di telefono dell’uomo, lui lo avesse memorizzato come “merd*”. Tuttavia, anche su questo aspetto a processo Giacomo avrebbe trovato una spiegazione: “Capisco che è suggestiva, sono sincero sono anche amareggiato ma tutte le mattine quando andavo in azienda, la prima cosa che facevo era prendere dei bigliettini che mio zio mi lasciava in ufficio. Mio zio controllava tutti i materiali in ingresso di fornitori sia italiani che esteri. Lui verificava il calo, ovvero prendeva con la pala cento, duecento chili di materiale, li metteva nel forno, provava il calo, quello che emergeva cioè sabbia, terra… mi diceva ‘Giacomo guarda che i materiali è veramente una merd* perchè è pieno di porcheria, fagli il calo perchè così non si può andare avanti'”.



Incalzato dal presidente, dunque, Giacomo avrebbe spiegato di aver usato questa parola per due mesi “perché la diceva mio zio”, ribadendo di non averla mai voluta associare a suo zio e di essere amareggiato per quella “bambinata”. La stessa domanda però le era stata posta in passato ed in quella circostanza aveva detto solo che non gli risultava, come ribadito dal pm, trovando una spiegazione anche a quella domanda dal momento che già aveva sostituito quell’appellativo a “zio Mario”.