Omicidio Marta Russo: raggiunta da uno sparo a La Sapienza

Sono trascorsi 25 lunghi anni dall’omicidio di Marta Russo, la giovane studentessa 22enne di Giurisprudenza ferita mortalmente con un colpo di pistola alla nuca. A tornare sul delitto, uno dei più emblematici dell’epoca, sarà la trasmissione Un Giorno in Pretura nella nuova puntata in programma oggi, sabato 14 maggio 2022 su Rai3. Marta Russo si trovava con un’amica all’università La Sapienza quando, la mattina del 9 maggio 1997 fu raggiunta da un colpo di pistola esploso alle 11.42, sparato da una finestra dell’ateneo. La studentessa fu prontamente soccorsa e trasportata al Policlinico Umberto I dove però giunse già in coma. Il 13 maggio fu dichiarata la sua morte.



L’iter giudiziario fu particolarmente lungo e complesso e solo dopo diverse decine di udienze vennero condannati in via definitiva due dottorandi, Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro, accusati rispettivamente di omicidio colposo e favoreggiamento. Entrambi si dichiararono sempre innocenti e del tutto estranei alla morte di Marta Russo. Dopo aver scontato la pena, dapprima in carcere e poi ai domiciliari ed ai servizi sociali fino al 2006, Giovanni Scattone, non più interdetto dai pubblici uffici, tornò ad insegnare come supplente. Nel 2011 fece scalpore l’incarico in Storia e Filosofia al liceo scientifico Cavour di Roma, dove aveva studiato Marta Russo. Fu per via del clima fortemente ostile che decise di abbandonare la docenza.

Il delitto di Marta Russo 25 anni fa: il ricordo dei genitori

L’omicidio di Marta Russo continua a rappresentare una ferita ancora aperta per l’opinione pubblica. Lo dimostra il fatto che proprio lo scorso 9 maggio erano in tanti presso l’Università La Sapienza, dove è stato depositato un mazzo di fiori sotto la targa in ricordo della studentessa uccisa. Ad essere presenti, come riferisce La Repubblica, anche i genitori di Marta Russo, Donato e Aureliana e la rettrice Antonella Polimeni. A prendere la parola, faticando a trattenere le lacrime, è stata la mamma Aureliana Iacoboni: “È come se quel giorno una parte di me fosse andata via insieme a lei. Un’altra parte di mia figlia, però, resta per sempre nei miei giorni”.

A parlare è stato anche il padre, Donato Russo: “Sono un ex insegnante, ho sempre avuto fiducia nei giovani perché sono capaci di adattarsi a tutte le esigenze. Voi dovete costruire una società migliore, fondata sui valori etici e morali che ci aiutano a vivere”. Come rammenta il quotidiano, dopo la sua morte gli organi di Marta Russo furono donati. Quando i medici lo proposero alla famiglia, la madre ricordò prontamente la volontà espressa dalla figlia in tenera età e così i genitori acconsentirono.