A Firenze quest’oggi parte il processo in appello per la morte di Martina Rossi, giovane ragazza precipitata il 3 agosto 2011 dal balcone di un hotel in Spagna. L’accusa chiede una pena detentiva per i giovani che alloggiavano nel suo stesso albergo, perché, a loro dire, Martina sarebbe scappata da uno stupro. A “Storie Italiane” si è tornati a parlare della vicenda, con l’inviato Edoardo Lucarelli che ha riferito che “il processo verte sulla tentata violenza sessuale di gruppo, poiché questa è l’accusa rimasta in piedi. Alla sbarra ancora una volta ci sono Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi, che si trovavano in quella camera d’albergo con la ragazza”.
“Oggi – ha proseguito – saranno ascoltate le loro versioni, in quanto sono previste dichiarazioni spontanee almeno da parte di uno dei due. La difesa vorrà risentire la sua voce e chiederà una riapertura istruttoria. Le due ricostruzioni dei fatti, però, divergono diametralmente: la Procura ha sempre sostenuto che Martina cercasse di scappare dalla violenza sessuale e che sarebbe scivolata mentre tentava di scavalcare da un balcone all’altro”.
OMICIDIO MARTINA ROSSI: IL PAPÀ BRUNO NON SI ARRENDE
All’esterno del tribunale toscano si sono radunate, debitamente distanziate, alcune donne rappresentanti dell’associazione “Non una di meno”, esponendo uno striscione con su scritto: “L’uomo violento non è malato, è figlio sano del patriarcato”. Intanto, il papà Bruno, genitore di Martina, non si è mai rassegnato e continua a combattere per lei: “Mi manca invecchiare, sopravvivere alla sua morte. Mi manca ogni giorno di più. Mia figlia in questa circostanza mi direbbe di andare avanti, di lottare come ho sempre fatto, non solo per lei, ma anche per gli altri, per le altre donne, che possono subire le violenze che ha subito Martina”. Ricordiamo che Albertoni e Vanneschi hanno sempre sottolineato che Martina Rossi a un certo punto sarebbe impazzita, aggredendoli e graffiandoli, cercando a tutti costi di avere un rapporto sessuale, gettandosi poi dal balcone di fronte alle loro resistenze.