La trasmissione Un Giorno in Pretura, in onda con una nuova puntata oggi su Rai3, torna ad accendere i riflettori sul processo per l’omicidio di Vittorio Materazzo, il cosiddetto delitto di Chiaia, avvenuto la sera del 28 novembre 2016. La vittima, ingegnere 50enne, fu assassinato davanti alla sua abitazione, nel capoluogo campano e nel corso del processo l’unico imputato accusato di aver ucciso l’uomo è il fratello minore Luca. Il movente dell’omicidio così efferato e che ha portato all’uccisione dell’uomo colpito con 40 coltellate sarebbe da ricercare nell’ambito familiare. Quella dei Materazzo è infatti considerata una famiglia particolarmente litigiosa, caratterizzata da profondi contrasti, riappacificazioni e incomprensioni mai risolte. Cosa avrebbero spinto Luca a reagire in modo così crudele nei confronti del fratello per poi far perdere le sue tracce?
Luca Materazzo si rese protagonista di una lunga latitanza all’estero, durata oltre un anno e che si concluse il 2 gennaio 2018 quando fu rintracciato e fermato dalla polizia spagnola a Siviglia, da una pattuglia dell’Udyco Grupo III, all’interno di un bar.
OMICIDIO MATERAZZO: IL PROCESSO A LUCA
Cosa abbia spinto Luca ad assassinare il fratello Vittorio Materazzo? Per gli inquirenti le ragioni avrebbero a che fare con i contrasti tra i due fratelli legati a questioni di eredità. Ma dietro quel delitto a quanto pare c’era molto di più, come scrissero nero su bianco i giudici al termine del processo di primo grado che condannarono all’ergastolo il minore dei fratelli Materazzo con l’accusa di omicidio volontario premeditato. Secondo quanto emerso al processo, il delitto di Chiaia rappresentò l’espressione di “un odio enorme ed incontenibile, maturato nei confronti del fratello”. I giudici napoletani, nel dettaglio, sottolinearono come “Luca Materazzo non intendeva solo ammazzare il fratello, il suo era anche un intento punitivo, di vendetta contro il fratello che ormai considerava ostacolo al proprio modo di vivere”. E’ tutto ciò che emerge dalle oltre 60 pagine della sentenza in cui viene descritto l’omicidio nei minimi dettagli.
LE MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA DI PRIMO GRADO
Quello commesso da Luca Materazzo ai danni del fratello Vittorio, secondo i giudici del primo grado fu “uno degli omicidi più efferati verificatisi a Napoli”. Luca commise il delitto con “particolare efferatezza e inaudita violenza” colpendo la sua vittima con ben 40 coltellate anche quando ormai era a terra esanime e non più in grado di muoversi. Luca lo avrebbe colpito ripetutamente anche al volto al punto tale da renderlo irriconoscibile all’arrivo dei soccorritori e delle forze dell’ordine giunte sul luogo dell’agguato. Nel corso del processo emerse anche la personalità violenza del fratello minore di Vittorio il quale in aula avrebbe manifestato la sua indole aggressiva e violenta, “del tutto compatibile con un omicidio attuato con quelle modalità”. Il tutto, aggiunsero ancora i giudici, per motivi prettamente economici che indussero Luca a programmare l’uccisione del fratello con estrema “lucidità, fermezza, impassibilità”, caratteristiche con le quali l’uomo affrontò il processo che lo portò alla condanna all’ergastolo.