Ricorre oggi, 6 gennaio, il quarantesimo anniversario della morte di Piersanti Mattarella, l’allora presidente della Sicilia, vicino ad Aldo Moro e fratello del presidente della Repubblica. Un delitto compiuto da Cosa nostra ma che dopo 40 anni si porta dietro anche il mistero sul killer. Tra le ipotesi del passato era spuntato anche il nome di Valerio ‘Giusva’ Fioravanti, ex terrorista neofascista e condannato all’ergastolo per vari omicidi messi a punto durante gli anni di piombo. Dall’accusa però fu assolto con sentenza definitiva. Fioravanti ancora oggi, come in passato, esclude categoricamente un suo coinvolgimento nella vicenda. In una intervista in esclusiva per IlSicilia.it, Fioravanti commenta: “Il 6 gennaio 1980 non ero a Palermo”. Ed a chi gli domanda di collaborare spiega di essere “favorevole alla stessa collaborazione che diedi a Falcone a suo tempo”. “Dissi a Falcone: «io non c’entro niente. Continui ad indagare. Non si accontenti di questa facile verità servita su un vassoio d’argento». Questa è la risposta che ho dato a Falcone e questa è la risposta che, con molto garbo e molto rispetto, darei a chiunque anche oggi”, ha aggiunto. Quindi rivela qualcosa in più sul possibile killer: “Un colpevole esiste, credo si chiami Madonia… Una suora che lo ha incontrato mi ha raccontato che Madonia si vantava di avere ucciso Mattarella”.
OMICIDIO MATTARELLA: LE INDAGINI
Il nome di Fioravanti nel caso dell’omicidio Mattarella fu tirato in ballo dai pentiti Angelo Izzo e Giuseppe Pellegriti, le cui presunte confessioni furono manipolate dallo stesso Izzo. Dal 2018 intanto la procura di Palermo ha riaperto le indagini dando nuovo credito alla pista “nera”. L’omicidio di Mattarella fu compiuto il giorno dell’Epifania del 1980 ma arrivò sul tavolo di Giovanni Falcone solo cinque anni più tardi. Solo dieci anni più tardi furono condannati all’ergastolo come mandanti del delitto alcuni boss mafiosi tra cui Salvatore Riina, Michele Greco, Bernardo Brusca, Bernardo Provenzano, Francesco Madonia. Ma ad oggi non si conoscono ancora i nomi degli esecutori materiali. Valerio Fioravanti e Gilberto Cavallini furono assolti definitivamente dalle accuse nel febbraio del 1998. Secondo le confessioni dei collaboratori di giustizia si sarebbe trattato di un omicidio di stampo mafioso. Secondo altri si sarebbe trattato di Nino Madonia, mafioso con una grande somiglianza con Fioravanti. Ma per Fioravanti, si è trattato davvero di un delitto di mafia? “Esiste un colpevole, ne è stato individuato un altro. Credo che si chiami Madonia. Ne parlavo con una suora amica proprio oggi (ieri 5 gennaio ndr) che mi diceva di averlo incontrato. Sostiene che proprio Madonia si vantava di aver ucciso Mattarella e secondo questa suora poi ad un certo punto avrebbe pure collaborato”, ha riferito a IlSicilia. La suora lo avrebbe incontrato in un reparto non di massima sicurezza, forse quindi un collaboratore.
LE IPOTESI DI FIORAVANTI
Nel corso dell’intervista, Fioravanti spiega anche come mai, secondo lui, sarebbe stata ripresa la pista neofascista relativa all’omicidio di Mattarella. “Questa pista nasce in origine come “strategia della confusione” già nel processo per la strage di Bologna”, spiega. Quindi è tornato sul suo processo e sull’incontro con Falcone: “Quando mi chiese dell’omicidio Mattarella, io a Falcone dissi – perché era del tutto evidente che c’era davanti a me una persona seria ed intelligente – che mi sarebbe convenuto confessare qualsiasi cosa. Se avessi avuto un mandante da proteggere, avrei confessato. Avrei fatto un nome di un altro mandante e avrei fatto felice il vero mandante, perché lo avrei protetto molto meglio con una confessione che non con il negare qualsiasi verità. Avrei potuto coinvolgere qualche mio amico morto nel frattempo, avrei preso probabilmente anche qualche sconto di pena. Io però questo non l’ho fatto”. Il motivo sarebbe da ricercare nella sua contrarietà alla mentalità mafiosa. “Il mio contributo alla battaglia di Falcone contro la mafia è stato dirgli: “io non c’entro niente. Continui ad indagare. Non si accontenti di questa facile verità servita su un vassoio d’argento””, ha aggiunto. Ma sarebbe disposto a collaborare? “Sono favorevole alla stessa collaborazione che diedi a Falcone a suo tempo”, ha chiosato.