Omicidio Maurizio Cerrato: il caso del 61enne ucciso per un parcheggio a Torre Annunziata il 19 aprile 2021 è al centro della puntata di Un giorno in pretura intitolata “Divieto di sosta” e in onda sabato 2 novembre su Rai 3. Il programma di Roberta Petrelluzzi affronta le tappe del processo che si è celebrato in primo e secondo grado a carico di quattro imputati poi ritenuti responsabili del delitto, con sentenza d’appello emessa a Napoli pochi mesi fa.
Maurizio Cerrato era il custode del Parco Archeologico di Pompei e la sua morte è avvenuta sotto gli occhi della figlia, la stessa che aveva cercato di difendere durante una lite per un posto auto davanti al luogo in cui la giovane lavorava. Dopo essere stato aggredito con ferocia e picchiato da un gruppo di persone poi identificate e arrestate, Maurizio Cerrato sarebbe stato accoltellato al torace e non ha avuto scampo.
Omicidio Maurizio Cerrato: il processo e chi è stato condannato
Alla sbarra sono finiti Giorgio e Domenico Scaramella, Francesco e Antonio Cirillo, imputati di omicidio volontario nel processo per la morte di Maurizio Cerrato e condannati a una pena di 23 anni di reclusione.
Si tratta dell’esito dell’appello che, lo scorso giugno, ha confermato la sentenza di primo grado a carico delle persone coinvolte nel delitto nonostante il sostituto procuratore generale di Napoli, riporta RaiNews, avesse chiesto quattro ergastoli.
Processo omicidio Maurizio Cerrato: la reazione di moglie e figlie alla sentenza
La famiglia di Maurizio Cerrato ha accolto comunque con soddisfazione la sentenza d’appello dopo la delusione iniziale manifestata all’esito del primo grado, quando la condanna a 23 anni per i quattro imputati fu accolta così dalla moglie della vittima, Tania Sorrentino: “Io ho perso il 19 aprile, oggi non perdo io, ho già perso due anni fa. Perdo quando guardo negli occhi le mie figlie e vedo quel dolore ripetersi continuamente“.
La figlia di Maurizio Cerrato che fu testimone oculare dell’omicidio, Maria Adriana, sperava in una condanna più dura: “Continueremo a combattere – le sue parole dopo il primo verdetto –, speriamo che la pena si alzi prima o poi e che non ci siano degli sconti“.