OMICIDIO MAURIZIO GUCCI, LE INDAGINI

L’omicidio Maurizio Gucci è uno dei delitti più famosi della cronaca italiana e il film House of Gucci, in onda oggi su Rai 1, ricostruisce le vicende che portarono al delitto dello storico presidente dell’azienda di moda. Le indagini però per oltre un anno trascurarono la pista più evidente, perché le attenzioni si concentrarono sulla ricchezza della famiglia, anche perché lo zio Aldo venne estromesso e poi arrestato in Usa per evasione fiscale, poi la casa di moda attraversò un periodo difficile, registrando forti perdite, quindi Maurizio Gucci vendette le sue quote a un fondo e la famiglia toscana uscì dalla società.



Le prime indagini si concentrarono, dunque, sulla faida a livello familiare e sulla nuova società che era stata fondata dopo la cessione delle quote, ma il giro di denaro non portò a una svolta nell’inchiesta. Eppure, per quasi due anni l’inchiesta ruotò sulla pista finanziaria internazionale, scoprendo debiti e ipoteche, ma anche contatti con produttori che falsificano il brand dell’ex azienda.



C’erano però diversi elementi che tiravano in ballo l’ex moglie Patrizia Reggiani, preoccupata che l’uomo stesse dilapidando il patrimonio e che alla fine le figlie sarebbero rimaste senza eredità, tanto da arrivare a parlare spesso di volerlo far uccidere. L’ultima compagna di Maurizio Gucci raccontò agli inquirenti che l’ex moglie aveva minacciato il marito e che il giorno del delitto si era presentata a casa dove per intimarle di andarsene.

CHI HA PRESO PARTE ALL’OMICIDIO MAURIZIO GUCCI

La svolta nelle indagini sull’omicidio Maurizio Gucci venne registrata nel 1997 grazie a un informatore della polizia che seppe da un amico che questi aveva partecipato al delitto e di aver ricevuto 50 milioni di lire per questo. Si tratta di Ivano Savioni, che raccontò tutto a un poliziotto sotto copertura dell’omicidio Maurizio Gucci, mentre le intercettazioni telefoniche registrarono conversazioni da cui emerse il coinvolgimento di Pina Auriemma, amica di Patrizia Reggiani.



Si scoprì allora che l’ex moglie della vittima aveva incaricato la donna di trovare gli esecutori materiali dell’omicidio, quindi Auriemma si era rivolta a Savioni, il quale a sua volta aveva coinvolto Orazio Cicala, ristoratore che aveva accumulato debiti per il vizio del gioco; questi aveva poi trovato il sicario, Benedetto Ceraulo, e si era procurato l’auto del figlio, visto che quella per compiere il delitto era stata rimossa dai vigili urbani perché trovata in divieto di sosta la sera prima.

Dal processo sull’omicidio Maurizio Gucci è emerso che Patrizia Reggiani ha speso 600 milioni di lire per il delitto: 50 all’amica, altrettanti a Savioni, 350 a Cicala e 150 a Ceraulo. Questi ha sempre respinto ogni accusa, ma anche l’ex moglie di Gucci non confessò, limitandosi ad ammettere in alcune interviste di essere la mandante del delitto.

IL PROCESSO E CHI È STATO CONDANNATO PER IL DELITTO

Le prove raccolte nelle indagini sull’omicidio Maurizio Gucci e le rivelazioni di alcuni membri del gruppo furono sufficienti per arrivare alle condanne. Nel 1998 arrivò la condanna a 29 anni di reclusione per Reggiani come mandante e Cicala in quanto autista dell’assassino, mentre Ceraulo ebbe l’ergastolo essendo stato l’esecutore materiale. Auriemma fu condannata a 25 anni per favoreggiamento, mentre Savioni un anno in più per aver organizzato il delitto.

In appello, però, la condanna all’ex moglie di Maurizio Gaucci fu abbassata a 26 anni, pena che non ha però scontato totalmente in carcere, in quanto dopo 17 anni da detenuta a San Vittore, continuò a scontarla ai servizi sociali, lavorando per la Caritas. Discorso simile per Auriemma, che ha scontato 13 anni, uscendo dal carcere nel 2010. Savioni è libero dal 2012, mentre Cicala è morto. L’unico ancora in carcere è Ceraulo.