Continua la vicenda processuale legata all’omicidio della Mergellina, quartiere della movida ‘difficile’ di Napoli, nel quale ha perso la vita Francesco Pio Maimone, per mano dell’omonimo Francesco Pio Valda. I legali del killer avevano chiesto al Gup il rito abbreviato per il loro assistito, che è stato recentemente negato, passando la competenza del caso alla Corte d’Assise napoletana. Secondo i giudici, dietro all’omicidio della Mergellina che è costato la vita a Maimone, si nasconderebbero dei futili motivi, mentre la legislazione vigente non permette per i casi di omicidio volontario aggravato, del quale si è macchiato Valda, di ricorrere a riti alternativi a quello tradizionale. Una vittoria, secondo la difesa, amara, perché per quanto positiva “non potrà mai cancellare la tragedia“.
Omicidio della Mergellina: cosa è successo tra Maimone e Valda
I fatti relativi all’omicidio della Mergellina riferiscono al 20 marzo dello scorso anno, quando per una semplice fatalità Maimone e Valda si trovavano nello stesso posto, davanti ad uno chalet. Entrambi erano con le loro rispettive compagnie e neppure si conoscevano, né l’avrebbero fatto nel corso della serata. Da quanto si è ricostruito, anche grazie agli amici che erano assieme alla vittima, ad un certo punto si sono udite solo grida, minacce e colpi di pistola, dei quali si è rivelato fatale per la giovane vittima.
Dietro all’omicidio della Mergellina, inoltre, vi sarebbero futili motivi nel quali Maimone non era neppure coinvolto, dato che Valda stava litigano, poco distante, con un altro gruppo di ragazzi. Il litigio scaturì perché il costoso paio di scarpe del killer era stato macchiato per errore. Dopo un acceso scambio di parole, minacce e insulti, culminati con la richiesta del proprietario dello chalet di calmare i toni e spostarsi da un’altra parte, si è arrivati presto all’omicidio della Mergellina, quando Valda ha estratto una pistola, sparando prima in aria e poi ad altezza uomo, colpendo Maimone. Poche ore dopo il killer è stato arrestato mentre si nascondeva in casa di alcuni parenti, mentre il 27 febbraio si aprirà il processo a carico suo e di altre 7 persone, nel quale dovrà rispondere anche dell’accusa di ‘indebito accesso a dispositivi idonei alla comunicazione’ dopo che dal carcere ha diffuso su TikTok un video con alcuni detenuti.