Quella del brigadiere Santino Tuzi è contenuta nei nastri registrati 13 anni fa e potrebbe rappresentare la testimonianza chiave nell’ambito del processo sull’omicidio di Serena Mollicone, sebbene il testimone non ci sia più. Fu lui il solo a riferire che il giorno della sua sparizione, il primo giugno 2001, Serena era andata in caserma per incontrare Marco Mottola, figlio dell’allora comandante dei carabinieri. Tuzi venne sentito in procura per due volte nel 2008, tra marzo ed aprile ma l’11 dello stesso mese si tolse la vita sparandosi con la pistola di ordinanza. Un suicidio frettolosamente archiviato come un gesto legato a motivi passionali ma che solo molti anni dopo fu collegato all’omicidio Mollicone. Adesso, come riferisce Il Messaggero, le registrazioni del brigadiere sono già nelle mani delle difese e delle parti civili e potrebbero entrare in aula come chiesto dall’avvocato Mauro Marsella, difensore della famiglia Mottola.



Per la difesa della famiglia del maresciallo, le parole di Tuzi sono meno perentorie rispetto a quanto sostiene l’accusa. A suo dire ci sarebbero contraddizioni e tentativi di ritrattazione. Tuttavia proprio l’audio dovrebbe far luce sulle perplessità. Sulla richiesta della difesa si pronuncerà domani il giudice Massimo Capurso nel corso dell’udienza in programma.



OMICIDIO MOLLICONE, AUDIO DI TUZI: PARLA LA FIGLIA

Ad ascoltare gli audio del brigadiere suicida è stata anche la figlia di Santino Tuzi, Maria, all’epoca dei fatti appena una bambina. La sua è una ferita oggi ancora aperta. Per la prima volta nei giorni scorsi ha deciso seppur con dolore di ascoltare quelle dichiarazioni del padre e attraverso Facebook ha voluto esprimere il suo pensiero: “Abbiamo evitato finché è stato possibile, ma purtroppo non si può rimandare per sempre. Ho ascoltato la voce di mio padre e ancora non sto bene”, ha dichiarato. Nel primo interrogatorio, Tuzi sostiene di aver visto Serena Mollicone in caserma: “Mio padre è tranquillo, riferisce dettagli importanti”. Ma qualcosa cambia nel secondo interrogatorio: “E’ preoccupato, inspiegabilmente ritratta tutto”. Per la procura Tuzi avrebbe subito le pressioni del luogotenente Vincenzo Quatrale e per questo è accusato anche di induzione al suicidio. Entrambi si trovavano in caserma quando Serena avrebbe incontrato Mottola.



Per il pm però, piuttosto che impedire o denunciare quanto accaduto, avrebbero redatto un falso ordine di servizio per far figurare che, al momento dell’omicidio della giovane, dalle 11 alle 13.30, erano usciti per una missione. Domani nel corso dell’udienza saranno ascoltati i primi testimoni dell’accusa, a partire dal luogotenente Gabriele Tersigni definito “l’unico depositario disinteressato delle confidenze del brigadiere Tuzi”.