Maria Teresa D’Abdon, mamma di Monica Ravizza, donna quest’ultima uccisa dal suo compagno, è stata ospite stamane di Uno Mattina: “Dopo la morte di Monica a distanza di anni ho fondato l’associazione “Difesa donna, noi ci siamo”, con cui entriamo negli oratori e nei posti di aggregazione, per fare prevenzione fra i ragazzi. Insegniamo alle ragazza a farsi rispettare dagli uomini e nel contempo agli uomini a rispettare le donne. Riusciamo inoltre a far riconoscere gli uomini manipolatori”.
Monica Ravizza aveva 29 anni quando è stata assassinata ed era inoltre incinta: “La notte del 18 di settembre, tra poco ricorrono i 20 anni dalla morte – ha proseguito Maria Teresa D’Abdon – alle tre del mattino è arrivata una telefonata, dicevano che c’era dal fumo dalla finestra di mia figlia: io e mio marito ci siamo precipitati e quando siamo arrivati la strada era transennata e c’era una barella nell’androne; pensavo si fosse salvata dopo una sigaretta lasciata accesa, poi a distanza di qualche ora ci hanno detto che nostra figlia non c’era in più. Aveva un bimbo in grembo e il compagno l’ha accoltellata con una violenza indescrivibile poi non ha finito la sua opera ed ha cercato di bruciare il corpo. Lui ha cercato di uccidersi ma non ce l’ha fatta”. Quindi è iniziato il processo: “18 anni e sei mesi nel primo giudizio”.
OMICIDIO MONICA RAVIZZA: “MAI CONOSCIUTO IL SUO COMPAGNO”
Vittima e carnefice stavamo insieme da tre mesi: “Io non l’ho mai conosciuto il suo compagno – ha proseguito Maria Teresa D’Abdon – quando lei veniva a trovarmi doveva subito tornare a casa perchè lui voleva così. Alla fine l’ha isolata da tutte le amicizie, da tutto, la teneva solo per lui”.
La mamma di Monica Ravizza ha ritrovato una scatoletta con scritto ‘Era ora’ nell’appartamento dove viveva la figlia. “Quando l’ho ritrovata quel giorno volevo incontrare la mamma dell’assassino di mio figlio, avevo un dolore enorme, ma quella mamma aveva un dolore diverso dal mio: lei ha giustificato suo figlio e da quel giorno ho detto che non ne avrei più voluto sapere ed ho iniziato a dedicarmi agli altri”.
FEMMINICIDI E BIMBI ORFANI: PARLA MARIA RITA PARSI
In studio a Uno Mattina anche la nota Maria Rita Parsi, psicologa e psicoterapeuta italiana, attuale componente dell’Osservatorio nazionale per l’infanzia e l’adolescenza, già membro del Comitato ONU sui diritti del fanciullo, che ha parlato del caso di un altro femminicidio, quello di Marisa Leo, che ha lasciato una bimba ora orfana visto che il padre, l’assassino, si è a sua volta suicidato.
“I bimbi assorbono la situazione di disagio degli adulti, sentiranno il clima e dobbiamo rinforzare gli adulti. Quando parliam di uomini parliamo anche della loro fragilità, basta con il patriarcato e la fragilità femminile. I bimbi capiscono tutto, sono potentissimi. Il contatto con la morte è la più grande angoscia. Pensate che questa piccolina si trova di fronte ad un legame spezzato e va spiegato piano piano. Bisogna dire la verità ma non i particolari, bisogna solo spiegare che tante volte capita”.