Ricorre esattamente oggi il 25esimo anniversario dell’omicidio di Nada Cella, la giovane assassinata a Chiavari il 6 maggio 1996. Adesso però potrebbe sopraggiungere la tanto attesa svolta in un giallo oscuro nel quale finora non è ancora trapelato il nome dell’assassino. Nada aveva appena 25 anni quando fu trovata agonizzante con il cranio quasi sfondato nel suo ufficio, lo studio del commercialista Marco Soracco. A trovarla alle 9 del mattino fu proprio il suo datore di lavoro. Nel giorno dell’anniversario del delitto, la Procura di Genova ha fatto sapere di avere nuovi elementi a disposizione con i quali tentare di risolvere il caso. Si tratterebbe, nel dettaglio, di Dna sia maschili che femminili, rinvenuti sulla camicetta della vittima e sulla sedia dell’ufficio dove fu uccisa. Tra i reperti, anche una impronta papillare. Il procuratore capo Francesco Cozzi, come riferisce l’Huffpost, ha fatto sapere: “Saranno analizzati da speciali strumenti in dotazione alla polizia scientifica che speriamo ci possano permettere di arrivare ad avere un nome del sospettato”.



L’inchiesta sull’omicidio di Nada Cella, sin dall’inizio non si svolse nel migliore dei modi. Poche le certezze sul caso: la giovane accompagna la madre bidella a scuola in auto, poi prende la bici per recarsi in ufficio dove fa la segretaria non prima di passare dal forno dove però dimentica la focaccia sul bancone. Alle 9.15 il suo datore chiama il 113 asserendo: “La segretaria si è sentita male ed è caduta”, quindi viene allertata l’ambulanza.



OMICIDIO NADA CELLA: 25ENNE UCCISA NEL SUO UFFICIO

Quando i soccorritori giungono nell’ufficio di Marco Soracco, la scena è sconvolgente: Nada Cella è stesa a terra, l’ufficio è pieno di sangue. Dall’autopsia emergerà che la 25enne fu massacrata con otto colpi alla testa sferrati con un oggetto pesante e appuntito, ma l’arma del delitto non sarà mai rinvenuta. Nonostante la corsa in ospedale, Nada muore. Tante le lacune e gli errori in fase di indagine, a partire dall’inquinamento della scena del crimine fino alla strana iniziativa della madre del commercialista che vive nello stesso condominio. Mentre Nada è in ospedale la donna si mette a ripulire l’intero appartamento. La giovane è stata ritrovata scalza e con gli occhiali a terra letteralmente distrutti. Sul pavimento viene rinvenuto anche un bottone apparentemente appartenente ad un cardigan femminile e che rappresenta l’ennesimo elemento di mistero nell’intera vicenda. E’ possibile che la giovane abbia tentato di difendersi e che conoscesse il suo assassino (o assassina) dal momento che nessuno avrebbe sentito urla. Il primo sospettato fu proprio il datore di lavoro, sempre gentile con media e inquirenti ma del quale Nada non provava grande stima. La sua posizione tuttavia sarà archiviata.



LA SVOLTA 25 ANNI DOPO?

Tra gli altri misteri anche il racconto della madre di Soracco secondo la quale prima dell’omicidio di Nada Cella la giovane avrebbe lavorato al computer e salvato tutto su un floppy disk, mai rinvenuto. Dalla perizia sul computer però non sarebbe emerso alcun salvataggio di dati. Secondo il medico legale, inoltre, chi ha ucciso la giovane si sarebbe macchiato vistosamente di sangue quindi o sarebbe fuggito in strada col rischio di essere visto o si sarebbe nascosto nell’edificio. Altro elemento inquietante merso solo alcuni anni dopo, è la testimonianza di una cliente che sostiene di aver chiamato insistentemente nel lasso di tempo in cui si sarebbe consumato il delitto. Una donna non giovane avrebbe prima detto di aver sbagliato numero, successivamente a rispondere sarà Soracco che rivela il presunto malore della segretaria. La famiglia non si è mai arresa ed ha cercato di scoprire la verità anche con l’aiuto di un criminologo. Adesso però la svolta giunge dalla procura che ritira fuori quei reperti salvati dall’alluvione del 2014 a Chiavari e dove forse c’è il Dna dell’assassino. O degli assassini.