Omicidio Nada Cella: è svolta a 28 anni dalla morte della giovane segretaria uccisa a Chiavari (Genova) nel 1996. Tre persone rinviate a giudizio, andranno a processo dopo l’incredibile odissea della famiglia della vittima per avere giustizia.
La prima udienza, secondo quanto appreso da IlSussidiario.net, è fissata per il prossimo 6 febbraio. Chiamati in aula in veste di imputati Annalucia Cecere, l’ex insegnante sospettata di essere l’autrice del delitto, il commercialista Marco Soracco (all’epoca datore di lavoro di Nada Cella e proprietario dello studio in cui avvenne l’assassinio) e l’anziana madre dello stesso, Marisa Bacchioni. Per L’uomo e quest’ultima, l’accusa è favoreggiamento e false dichiarazioni al pm.
Omicidio Nada Cella: accolto il ricorso contro il proscioglimento di Annalucia Cecere, Marco Soracco e Marisa Bacchioni
Il rinvio a giudizio a carico di Annalucia Cecere, Marco Soracco e Marisa Bacchioni suona come un colpo di scena nel complesso mosaico del caso Nada Cella. Appena pochi mesi fa, infatti, il gup di Genova aveva disposto il non luogo a procedere nei loro confronti e tutto sembrava chiudersi con il proscioglimento.
I giudici della Corte di appello di Genova, però, hanno accolto il ricorso della Procura e si andrà a dibattimento. Il fascicolo sull’omicidio era stato riaperto nel 2021 su impulso delle indagini sui vecchi atti condotte dalla criminologa Antonella Delfino Pesce e dal legale della famiglia della vittima, Sabrina Franzone. Dalla rilettura delle carte, sarebbero emersi elementi decisivi per far ripartire l’inchiesta puntando proprio sulle posizioni di Cecere, Soracco e Bacchioni.
Omicidio Nada Cella, difesa Annalucia Cecere: “Estranea ai fatti, affronteremo il processo”
“Nessuno ci ha condannato e affronteremo il processo (…). Continueremo con determinazione perché per noi Annalucia Cecere non c’entra“. Lo ha detto Giovanni Roffo, legale della donna, riporta Il Corriere della Sera, e sulla stessa linea è il commento della difesa di Marco Soracco e della madre Marisa Bacchioni, rappresentati dall’avvocato Andrea Vernazza: “Si andrà davanti a una Corte d’Assise e lì si vedrà. Ma il reato per lui era prescritto“.
Secondo l’accusa, però, Nada Cella fu vittima di un delitto d’impeto commesso proprio da Annalucia Cecere per un duplice movente: la donna avrebbe agito perché determinata a “soffiarle” il posto di segretaria presso lo studio Soracco e perché “gelosa” del presunto interessamento sentimentale del commercialista nei confronti di Nada Cella, allora appena 25enne. Secondo la Procura, Soracco e la madre avrebbero invece mentito, coprendo di fatto l’assassino, per evitare che eventuali indagini potessero portare a galla un giro di presunti affari opachi legati all’attività del professionista. Accuse che tutti hanno sempre respinto. Certo è che molte tracce potenzialmente utili a risolvere il giallo andarono distrutte irreversibilmente perché la scena del crimine fu compromessa dall’intervento dei soccorsi e addirittura dall’azione di Marisa Bacchioni che, subito dopo il trasferimento di Nada Cella in ospedale, si sarebbe dedicata alla pulizia delle scale sulle quali si trovavano diverse macchie di sangue.
Omicidio Nada Cella: la storia
L’omicidio di Nada Cella avvenne la mattina del 6 maggio 1996, mentre la giovane segretaria si trovava nello studio di Marco Soracco situato in via Marsala a Chiavari. Il corpo senza vita fu scoperto proprio dal datore di lavoro, poco dopo le 9.
Secondo la ricostruzione, avrebbe aperto la porta al suo assassino e poi sarebbe stata colpita ferocemente e ripetutamente, almeno 10 volte, con un oggetto appuntito. Soracco finì nel cono dei sospetti ma ne uscì, da sempre dichiaratosi estraneo alla morte della sua dipendente. La riapertura del caso nel 2021 è stata possibile grazie al lavoro della criminologa Antonella Delfino Pesce e, in particolare, alla comparazione fotografica tra il bottone trovato sulla scena del crimine e quelli rinvenuti dai carabinieri a casa di Annalucia Cecere. Secondo l’accusa, identici.