Non si è ancora conclusa la lunghissima vicenda processuale dietro all’omicidio di Pasquale Scalamandré compiuto ormai quattro anni fa dai figli dell’uomo – Alessio e Simone – al culmine dell’ennesima lite familiare nella quale si erano trovati immischiati: dopo aver celebrato un primo grado di giudizio e ben due processi d’Appello – intervallati ovviamente dal parere della Cassazione -, la palla è tornata per la terza volta nelle mani della Corte d’assise d’appello milanese che dovrà discutere ancora una volta le pene inflitte ai due figli di Pasquale Scalamandré; con l’ipotesi che il tutto tornerà quasi certamente una terza volta sui banchi della Suprema corte con esiti che per ora sono imprevedibili.
Facendo innanzitutto un passetto indietro prima di recuperare la vicenda processuale, vale la pena ricordare che l’omicidio di Pasquale Scalamandré risale all’agosto del 2020 quando all’interno della sua abitazione scoppiò una lite legata all’ennesima richiesta da parte dell’uomo di ritirare le denunce presentate dai figli qualche anno prima sulle violenze operate dal padre nei confronti della madre (nel frattempo scappata in una comunità protetta): in preda all’ira il figlio maggiore Alessio afferrò un mattarello con il quale colpì ripetutamente il 63enne, uccidendolo sul colpo.
Il lungo iter processuale per l’omicidio di Pasquale Scalamandré: il caso torna per la terza volta in Corte d’Appello
Fin da subito i figli di Pasquale Scalamandré avevano ammesso le loro colpe, con il maggiore che si era assunto immediatamente tutte le responsabilità dell’accaduto ‘scagionando’ (solo figurativamente) il fratello minore Simone: nel processo di primo grado che si celebrò nel 2022 i fratelli vennero condannati – rispettivamente – a 21 e 14 anni di reclusione, ma i loro legali impugnarono la condanna facendo leva sui retroscena di violenza domestica portando il caso sui banchi della Corte d’appello.
Nel secondo processo, il figlio minore di Pasquale Scalamandré venne assolto, mentre al primo fu confermata la condanna del primo grado di giudizio, ma il caso approdò a quel punto in Cassazione ed entrambe le condanne furono annullate: tutto da rifare con la Corte d’Appello che questa volta aveva riconfermato la sentenza di primo grado, con conseguente – e a questo punto ovvia – opposizione da parte dei legali di Simone. L’ultima partita (per ora) si è giocata nuovamente in Cassazione che proprio oggi ha chiesto che si celebri nuovamente il processo d’Appello tenendo conto per il solo figlio minore dell’attenuante della provocazione per valutare un eventuale sconto di pena.