Si va verso una svolta nell’inchiesta sull’omicidio di Pescara del 1° agosto scorso, vittima l’architetto 66enne Walter Albi. Una pistola, rubata a una guardia giurata settimane prima, potrebbe inchiodare gli autori dell’agguato in un bar della città in cui rimase anche ferito Luca Cavallito, ex calciatore 49enne. Al momento, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, si registrerebbe l’iscrizione di tre persone nel registro degli indagati e tra queste vi sarebbe anche un noto capo ultrà.



L’arma del delitto, stando alle recenti indiscrezioni riportate dal quotidiano, sarebbe la stessa utilizzata nel corso della rapina messa a segno l’11 luglio scorso al Centro agroalimentare di Villanova di Cepagatti. I soggetti finiti sotto la lente investigativa per la sparatoria e l’omicidio di Pescara sarebbero gli stessi ritenuti autore del precedente colpo. Proprio l’identificazione dell’arma avrebbe permesso di imprimere una chiave di lettura potenzialmente decisiva ai fatti dell’agosto scorso consumati in un locale della “Strada Parco” di Pescara. Sul tavolo degli inquirenti vi sarebbero elementi degni di interesse che ora saranno sottoposti a ulteriori valutazioni.



Omicidio Pescara: tre indagati, anche capo ultrà

Secondo quanto emerso poche ore fa, riporta Ansa, le persone attualmente indagate nell’ambito dell’inchiesta sull’omicidio di Pescara sarebbero tre e nel registro notizie di reato figurerebbe anche il nome di un capo ultrà. I soggetti finiti nell’alveo delle indagini sull’agguato del1° agosto scorso, in un bar di “Strada Parco”, in cui perse la vita il 66enne Walter Albi e rimase ferito l’ex calciatore Luca Cavallito, sarebbero Fabio Iervese, Renato Mancini Mimmo Nobile.

I primi due sarebbero stati arrestati dai Carabinieri il 21 settembre scorso proprio nell’ambito delle indagini sulla rapina di Cepagatti. Per i fatti di Strada Parco, riferisce ancora l’agenzia di stampa, le ipotesi di reato sarebbero omicidio e tentato omicidio. Adesso è caccia al movente: stando a quanto trapelato, sullo sfondo del delitto potrebbe insinuarsi un affare di 400mila euro di cui al momento non sono noti altri dettagli. Le indagini, condotte dalla Squadra mobile e coordinate dal procuratore aggiunto Annarita Mantini con il sostituto Andrea Di Giovanni e la supervisione del procuratore capo, Giuseppe Bellelli, secondo quanto appreso dall’Ansa si sarebbero incrociate con l’attività investigativa sulla rapina al Centro agroalimentare di Cepagatti. Azione del luglio precedente in cui, stando a quanto ricostruito, i malviventi si sarebbero dileguati con un bottino di circa 30mila euro dopo aver rubato l’arma in dotazione alla guardia giurata in servizio sul posto.La stessa pistola che ora, secondo gli elementi raccolti, potrebbe aprire alla svolta sull’omicidio di Pescara.