OMICIDIO PIERINA PAGANELLI, L’ANALISI DI ROBERTA BRUZZONE

Louis Dassilva è innocente, non è lui l’assassino di Pierina Paganelli: ne è convinta Roberta Bruzzone, consulente del 34enne senegalese, vicino di casa della vittima e unico indagato per l’omicidio. Mentre contribuisce il riesame, in vista dell’udienza di settembre, la criminologa, evidenzia che «ci sono ancora parecchi aspetti da chiarire» in merito a questo delitto. Nell’intervista a MowMag parla di «parecchie questioni in sospeso», come l’ipotesi del ruolo dell’amante, che è ancora in fase di chiarimento.



Per Bruzzone c’è una «abbondanza di elementi da contestare», per cui nelle prossime settimane in aula non ci sarà un riesame, ma «un vero e proprio trattato». Comunque, c’è una mole di materiale da mettere in discussione: la criminologa parla di «una quantità industriale, praticamente ogni due righe dell’ordinato». Nell’intervista si sofferma anche sulla telefonata fatta al momento del ritrovamento del cadavere di Pierina Paganelli dalla nuora, Manuela Bianchi: «Quella telefonata ci ha fatto fare delle riflessioni che saranno contenute nel nostro lato di esame».



Bruzzone precisa che non è disponibile l’audio, bensì la trascrizione, comunque anche quella telefonata fa emergere secondo l’esperta una serie di elementi che destano delle perplessità. Non si sbilancia, però, quando le viene chiesto se possa essere lei l’assassina, anche perché l’obiettivo della difesa al momento è di far tornare in libertà Louis Dassilva o di far almeno attenuare la misura, spetta alla procura di Rimini individuare il responsabile dell’omicidio. «Noi in questa fase siamo sufficientemente convinti che gli elementi a carico di Dassilva per trattenerlo in carcere non siano sufficienti», ribadisce la criminologa.



LA “POLVERIERA” NELLA FAMIGLIA DI PIERINA PAGANELLI

Roberta Bruzzone fa riferimento a elementi di cui la procura di Rimini era in possesso subito dopo l’omicidio Pierina Paganelli, altro motivo per il quale non si spiega che Louis Dassilva sia finito in carcere 9 mesi dopo. L’elemento ritenuto più solido, comunque, per scagionare l’uomo è proprio il video considerato dagli inquirenti la “prova regina”: «Non è assolutamente possibile stabilire che il soggetto ritratto sia coinvolto nel delitto, né che sia di colore». Di conseguenza, non si può concludere che si tratti dell’indagato.

Per quanto concerne, invece, l’appartenenza ai testimoni di Geova da parte della vittima, per la criminologa non ci sono elementi rilevanti per stabilire che sia rilevante ai fini della tragedia. Peraltro, con la procura concorda riguardo il fatto che il delitto non possa essere stato commesso da una persona estranea: evidentemente l’assassino è una persona a lei vicina. A tal proposito, Bruzzone evidenzia le problematiche all’interno della famiglia, parlando di una possibile «polveriera», in virtù anche della relazione tra Manuela Bianchi e Louis Dassilva.

Quest’ultimo, a detta della sua consulente, non alimentava la relazione, era la nuora della vittima a farlo con alcune «proposte e sollecitazioni». Di sicuro, per la criminologa l’anziana non rappresentava un problema insuperabile per l’uomo, al punto tale da decidere di ucciderla.

I DUBBI SU MANUELA BIANCHI

A ciò si aggiunge il fatto che la moglie di Louis Dassilva è rimasta al suo fianco anche dopo aver scoperto del tradimento, quindi l’uomo non poteva temere di essere lasciato. Inoltre, lui stesso ha raccontato tutto agli inquirenti, ammettendo la relazione extraconiugale. Invece Manuela Bianchi, come evidenziato dalla criminologa, ha inizialmente negato la storia e chiesto all’uomo di eliminare i messaggi, lamentando di non essere riuscita a fare lo stesso con quelli della moglie di lui, da cui emerge il suo «risentimento nei confronti della Paganelli».

Nell’intervista a MowMag la criminologa rimarca come ci siano elementi che riguardano la nuora della vittima che potrebbero essere letti in modo «antipatico», mentre non ve ne sono riguardo la presenza dell’uomo sulla scena del crimine. Per quanto riguarda l’ipotesi del movente economico, Bruzzone parla di una situazione «abbastanza ingarbugliata» all’interno della famiglia della vittima, anche per via del matrimonio finito e dell’incidente grave da cui era reduce il figlio dell’anziana. «Pierina, quando parlava al telefono e in assemblea, faceva chiaro e non equivoco riferimento a un’altra persona, e non a Dassilva», aggiunge la consulente.

Dunque, avendo parlato nelle riunioni dei testimoni di Geova del tradimento, con Manuela Bianchi che doveva essere giudicata in assemblea, non c’era ormai alcun segreto da nascondere. Ma la vittima non sapeva che era coinvolto Louis Dassilva, «ipotizzava un’altra persona, e su questo noi abbiamo un riscontro documentale». Infine, riguardo l’altro uomo ipotizzato dalla vittima, è risultato estraneo e, chiarisce Bruzzone, «ha diritto a rimanere fuori da tutta la vicenda».