Omicidio Pierina Paganelli, indagini a un punto cruciale: Louis Dassilva, su richiesta dell’accusa, passerà sotto la telecamera della farmacia di via del Ciclamino (la famosa ‘cam3’) che la sera del delitto, il 3 ottobre 2023, riprese un uomo alle 22:17 fuori dal palazzo in cui fu uccisa la 78enne. Per la Procura di Rimini si tratterebbe di un uomo di colore, verosimilmente proprio il 34enne senegalese unico indagato, ma per accertarlo è necessario che il sospettato sfili sotto quell’occhio elettronico così da consentire una comparazione.



Si tratta di una verifica che sarà effettuata in incidente probatorio e che potrebbe avere un peso determinante nella geometria dell’inchiesta, andando a incidere sulla posizione dello stesso Dassilva. In caso di acclarata compatibilità con il soggetto inquadrato quella notte, il quadro a suo carico si aggraverebbe. Ma in caso contrario, se dovesse cioè emergere che quella persona non era lui, potrebbe decadere la misura cautelare e la sua situazione si alleggerirebbe non poco. Ciò anche in considerazione della clamorosa novità emersa all’esito degli accertamenti irripetibili sul materiale genetico trovato sul corpo di Pierina Paganelli: non c’è traccia di Louis Dassilva sulla scena del crimine, ma sono stati isolati due Dna femminili sui vestiti della vittima. Una di queste “impronte biologiche”, appartenenti ad altrettante donne non ancora identificate, è localizzata vicino alla sede di una coltellate, in prossimità del cavo ascellare. L’altra sarebbe stata repertata sulla gonna, all’altezza della vita.



Il Dna di due donne sui vestiti di Pierina Paganelli, cosa succede adesso

Il ritrovamento del Dna di due donne sugli indumenti di Pierina Paganelli complica il puzzle investigativo e rischia di demolire gli equilibri dell’impianto accusatorio formulato dalla Procura di Rimini a carico di Louis Dassilva, finora unico indagato e in carcere dal 16 luglio scorso con l’accusa di omicidio. A chi appartiene quel materiale lo diranno gli accertamenti previsti tramite comparazione con i profili di eventuali soccorritrici e di persone di sesso femminile che potrebbero essere entrate in contatto con la vittima prima del delitto o essere intervenute sulla scena a margine del rinvenimento del corpo.



Se non venisse individuato un match, gli investigatori potrebbero passare a uno step successivo con il confronto fra le tracce isolate e il Dna di Manuela Bianchi, nuora della vittima che la trovò senza vita in garage la mattina del 4 ottobre e amante dell’indagato. Per fare questo, la donna potrebbe essere iscritta nel registro degli indagati a sua tutela e per consentire tutti gli esami di rito, un atto dovuto che comunque significherebbe allargare le maglie dell’indagine oltre il “raggio” Dassilva. Manuela Bianchi, va ricordato, ha sempre detto di non aver interagito in alcun modo con la salma e sostiene di non aver toccato il cadavere.