Omicidio Pierina Paganelli: il perito Emiliano Giardina, genetista incaricato dal gip Rimini di esaminare le tracce genetiche su reperti e scena del crimine di via del Ciclamino, avrebbe isolato 3 Dna maschili denominati “Maschio 1”, “Maschio 2” e “Maschio 3”. Un po’ come per il caso Bossetti e l’ormai noto profilo “Ignoto 1” che diede impulso decisivo all’indagine sulla morte della piccola Yara Gambirasio. Si tratta di profili al momento di indefinita attribuzione – eccetto quello rilevato su alcuni degli oggetti sequestrati a casa dell’unico indagato, Louis Dassilva – e occorrerà attendere altri 45 giorni per gli ulteriori accertamenti e comparazioni chiesti dall’esperto.
Uno dei Dna apparterebbe proprio al 34enne senegalese, il vicino di casa di Pierina Paganelli principale sospettato del delitto, ma è come scovare un coniglio nella tana dei conigli: le tracce repertate e a lui ascritte, infatti, sarebbero state isolate su effetti personali dell’uomo e per questo non sono dirimenti. Praticamente scontato che il profilo genetico sia suo. Tra gli elementi in questione, un coltello proveniente dall’abitazione dell’indagato e della moglie Valeria Bartolucci, e i pantaloni che lo stesso avrebbe indossato il giorno del suo incidente in moto (avvenuto il 2 ottobre 2023, giorno precedente alla morte della 78enne). La sua posizione, perciò, non cambia. Ai fini investigativi, invece, appaiono potenzialmente determinanti gli altri 2 Dna, finora ignoti, perché repertati su un muro dell’ala garage in cui si consumò il delitto e sulla gonna della vittima. Certamente profili “prossimi” al luogo dell’omicidio e per questo di maggiore interesse, tracce che potrebbero dire tutto e niente perché non si esclude che possano essere frutto di contaminazione all’atto dei soccorsi e dei primi rilievi degli investigatori. I “confronti” avverranno nelle prossime settimane anche grazie al bacino di profili conservati nella banca dati nazionale.
Omicidio Pierina Paganelli: dal Dna il colpo di scena? Loris Bianchi: “Sono sereno”
All’esito delle prime emergenze investigative sul materiale genetico al vaglio per risolvere il giallo di Rimini, la posizione dell’unico indagato non cambia di una virgola. Il ritrovamento del Dna di Louis Dassilva sugli oggetti sequestrati nelle sue pertinenze, infatti, non ha alcun valore probatorio e ora l’inchiesta punta tutto sulle altre 2 tracce maschili rilevate, invece, sulla scena del crimine, precisamente su una parete accanto al luogo dove è stata uccisa Pierina Paganelli e sulla gonna che la 78enne indossava al momento del delitto.
Tra i profili che potrebbero essere comparati con queste misteriose tracce, c’è quello di Loris Bianchi, fratello dell’amante di Louis Dassilva, Manuela Bianchi (nuora della vittima) già sottoposto a prelievo in fase preliminare. “Sono sereno, ho dato il mio Dna apposta, potrebbe essere un modo per escludermi definitivamente“, ha dichiarato l’uomo a Mattino 5. La prima evidenza chiave, riporta Ansa, è che i 2 profili rinvenuti sul luogo dell’omicidio non sarebbero compatibili con Dassilva. Per cercare di chiarire a chi appartengano, potrebbe essere utilizzato uno strumento già impiegato diffusamente negli Stati Uniti, il “crime-lite”, che serve a rilevare tracce latenti, impronte digitali e fluidi corporei.
Omicidio Pierina Paganelli, novità sullì’incidente del figlio Giuliano Saponi: spunta un presunto testimone oculare
La trasmissione di Canale 5 ha dato conto di una novità sull’incidente occorso al figlio di Pierina Paganelli, Giuliano Saponi, il 7 maggio 2023, appena 5 mesi prima dell’omicidio della donna. La Procura di Rimini non esclude un collegamento tra i due fatti, ma non ci sono prove concrete di una connessione e l’indagine è ancora in pieno svolgimento. Il programma televisivo ha riportato in esclusiva l’intervista ad un soggetto, rimasto anonimo, che riferisce de relato il racconto di un presunto testimone oculare di quel sinistro.
A detta dell’intervistato, il figlio di Pierina Paganelli non sarebbe stato “investito” ma “toccato” da un furgone mentre era in sella alla sua bici, quindi “bloccato” con il mezzo che avrebbe inchiodato davanti a lui per tagliargli la strada e poi picchiato selvaggiamente e ridotto quasi in fin di vita nel contesto di una sorta di agguato condotto da due persone. Stando a questa ricostruzione, non sarebbe stato un incidente ma un’aggressione premeditata e, in ultima ipotesi, un tentato omicidio. “Uno dei due, quello che guidava, aveva capelli folti e ricci, l’altro era una persona tozza e aveva la bandana“. Il testimone avrebbe inoltre riferito che “Manuela (Bianchi, ndr) sa bene chi è uno di loro“. In queste ore, gli investigatori, su segnalazione della trasmissione, avrebbero avviato alcune convocazioni di persone potenzialmente informate sui fatti per provare a raccogliere formalmente la presunta testimonianza oculare.