Nella giornata di oggi è stato condannato, con un processo con rito bene, l’assassino del Caporalmaggiore dell’esercito Danilo Salvatore Pipitone, picchiato a morte a Centocelle, quartiere della periferia di Roma. Il processo con rito abbreviato, nel corso del quale l’assassino, il tunisino 33enne Mohamed Abidi, ha ammesso la sua colpevolezza, ricevendo una condanna da parte del gup romano a 8 anni di carcere con l’accusa di omicidio preterintenzionale. L’omicidio di Danilo Pipitone è avvenuto all’inizio dello scorso febbraio, quando il Caporalmaggiore, non in servizio, aveva avuto un alterco con Abidi, che in preda alla collera l’ha aggredito, lasciandolo esanime per strada.



L’omicidio di Danilo Pipitone e la fuga di Abidi

Insomma, l’assassino del militare dell’esercito, con il grado di Caporalmaggiore, Danilo Pipiotone è stato condannato a 8 anni di carcere per il violento pestaggio. Tutto successe nella notte tra il 10 e l’11 febbraio scorsi, quando il militare che prestava servizio presso l’ospedale militare del Celio venne aggredito con calci e pugni. Venne, poi, abbandonato dall’aggressore, Mohamed Abidi, per strada, privo di sensi, senza chiamare alcun tipo di soccorso, che probabilmente avrebbe potuto salvarlo.



Inutile il soccorso dei sanitari del 118 per Danilo Pipitone, che poche ore dopo il ricovero in ospedale è morto. Contestualmente, Abidi ha cercato ed ottenuto rifugio da alcuni connazionali che risiedono nella periferia romana, prima di lasciare l’Italia in direzione Francia, con l’obiettivo di giungere in Tunisia. Individuato poi dalla squadra mobile, è stato riportato in Italia per sottoporsi al processo, che si è concluso nella giornata di oggi. L’assassino del Caporalmaggiore Danilo Pipitone, inoltre, non era nuovo alle forze dell’ordine italiane, e fino al 2018 era rinchiuso in carcere per alcuni crimini legati alla droga e alla ricettazione. La condanna ad 8 anni per Abidi, inoltre, avrebbe fatto scattare alcune polemiche per via della brevità della pena, tra cui quella del vice capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Alfredo Antoniozzi, il quale ritiene che “l’imputazione doveva essere di omicidio aggravato da futili motivi”.

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