C’è Nikolai Patrushev dietro l’omicidio di Yevgeny Prigozhin. A lanciare l’accusa contro il segretario del Consiglio di sicurezza della Russia è il giornale americano Wall Street Journal, che cita funzionari dell’intelligence occidentale, ex funzionari del Cremlino e un ex ufficiale dell’intelligence russa. L’assassinio del capo della Wagner, avvenuto alla fine di agosto, era stato organizzato due mesi prima e approvato dal più vecchio alleato e confidente del presidente russo Vladimir Putin, nonché ex spia. Patrushev aveva avvertito da tempo Putin che la dipendenza di Mosca dalla Wagner in Ucraina stava dando a Prigozhin un’eccessiva influenza politica e militare che minacciava sempre più il Cremlino.



Il gruppo di mercenari, infatti, si era anche guadagnato un punto d’appoggio nell’Africa subsahariana, dove commercia legname, oro, denaro e diamanti per garantire la sicurezza dei leader: ciò rappresenta un importante canale di influenza geopolitica per la Russia. L’ammutinamento della fine di giugno, con la nota marcia su Mosca poi interrotta, avrebbe offerto l’opportunità a Patrushev di eliminare definitivamente Prigozhin. “Il suo ruolo in alcuni dei capitoli più oscuri della presidenza di Putin sottolinea le conseguenze spesso letali per chiunque si metta contro il Cremlino“, scrive il Wsj.



“QUANDO PATRUSHEV AVVERTÌ PUTIN SU PRIGOZHIN…”

Prigozhin aveva sostenuto l’invasione dell’Ucraina, ma dopo aver vinto battaglie chiave aveva iniziato a criticare pubblicamente i comandanti russi per le perdite militari subite. Le sue filippiche via social contro il Capo di Stato Maggiore Generale Valery Gerasimov e il Ministro della Difesa Sergei Shoigu, unite ai successi delle sue truppe nell’Ucraina orientale, gli fecero guadagnare potenti nemici, tra cui appunto Patrushev. Se gli attacchi contro Shoigu erano interpretati da chi era all’interno del Cremlino come il frutto della tattica di lunga data di Putin di tenere i suoi subordinati divisi da faide, l’accumulo di potere di Prigozhin lo aveva reso un pericolo per il presidente. “Tutti dicevano a Putin che era un errore avere un esercito parallelo“, ha dichiarato a Wsj un ex funzionario del Cremlino, che a volte aveva lavorato sia con Putin che con Patrushev. “Se sputa in faccia ai vertici militari ogni giorno, hai un problema“.



Patrushev iniziò a mettere in guardia Putin da Prigozhin durante l’estate del 2022. Ma gli avvertimenti caddero nel vuoto, mentre Wagner faceva progressi sul campo di battaglia. Secondo un ex ufficiale dei servizi segreti russi, le cose cambiarono quando Prigozhin chiamò Putin e si lamentò sgarbatamente della mancanza di rifornimenti. Prigozhin aveva bisogno di armi e proiettili e i suoi uomini stavano morendo in gran numero. La telefonata sarebbe avvenuta in ottobre con altri membri dell’ufficio, tra cui Patrushev, che sentì il capo della Wagner rimproverare il presidente. In seguito Patrushev avrebbe usato la telefonata come motivo per cui Putin avrebbe dovuto prendere le distanze: Prigozhin era diventato pericoloso e non rispettava l’autorità del Cremlino.

DALL’AMMUTINAMENTO ALL’OMICIDIO

Putin ignorò le richieste di Prigozhin, che a giugno lanciò la marcia su Mosca. Stando alle valutazioni dei servizi segreti occidentali e dell’ex ufficiale dei servizi segreti russi, con il presidente russo in una villa fuori città, Patrushev prese il comando e organizzò una raffica di telefonate per convincere Prigozhin a ritirarsi. Cinque chiamate dal Cremlino sarebbero rimaste senza risposta. Avrebbe cercato anche dei mediatori, infatti avrebbe preso contatti con i governi del Kazakistan e della Bielorussia. Ma il Kazakistan si sarebbe rifiutato, avendo preso le distanze dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Invece, il presidente bielorusso Alexander Lukashenko scese in campo, chiamando Prigozhin più volte nel corso di più di sei ore e facendosi portavoce della Russia.

Lukashenko ebbe diversi colloqui con Prigozhin e con Putin, ha riferito il suo servizio stampa. Dopo l’ammutinamento, Prigozhin poteva sembrare libero, ma in realtà era strettamente sorvegliato, ha spiegato Mowatt-Larssen, ex capo stazione della CIA. Il piano di Putin era, infatti, quello di scoprire chi erano le altre persone coinvolte. All’inizio di agosto arrivò poi l’ordine di Patrushev al suo assistente di procedere nel definire un’operazione per eliminare Prigozhin, ha rivelato l’ex ufficiale dell’intelligence russa. E il presidente russo Putin non si sarebbe opposto a tali piani.