Omicidio Renata Rapposelli: attratta nella trappola dei Santoleri

L’omicidio di Renata Rapposelli sarà al centro della nuova puntata di Un giorno in pretura, in onda nella puntata di sabato 4 giugno, trenta minuti dopo la mezzanotte, su Rai 3. L’appuntamento prende il titolo di “La trappola” e rappresenta esattamente quello a cui, secondo gli inquirenti, sarebbe andata incontro la pittrice 64enne di Ancona. Era il 9 ottobre 2017, quando di Renata Rapposelli si persero le tracce. Furono alcuni amici a denunciarne la sparizione dopo alcune settimane di silenzio. La donna fu rinvenuta senza vita il mese successivo a Tolentino, nelle Marche, lungo l’argine del fiume Chienti. Sin da subito i sospetti degli inquirenti si concentrarono sulla famiglia Santoleri, nel dettaglio l’ex marito 70enne Giuseppe e il figlio 46enne Simone.



Le indagini appurarono che Renata Rapposelli, nei giorni della scomparsa, si era recata nella casa dell’ex marito a Giulianova, in provincia di Teramo, dove i due uomini l’avevano invitata con la scusa che il figlio non stesse molto bene. In realtà, l’intento di entrambi sarebbe stato quello di farla desistere dalle sue, a loro detta continue pretese economiche legate al mantenimento. Secondo la ricostruzione,Renata Rapposelli fu così attratta in una vera e propria trappola e durante l’incontro esplose una accesissima lite terminata nel modo più tragico, ovvero con la sua morte.



I processi a carico di Simone e Giuseppe, figlio ed ex marito di Renata Rapposelli

Renata Rapposelli secondo l’accusa sarebbe stata strangolata dal figlio Simone Santoleri a mani nude nella casa di famiglia. Poi avrebbe scaricato il corpo della donna lungo l’argine del fiume, dentro un sacco della spazzatura, aiutato dal padre Giuseppe. Mentre il figlio ha sempre respinto le accuse a suo carico, il padre di contro ha ammesso di aver sempre assecondato le scelte del 46enne di cui era “succube”. In un primo momento Giuseppe sostenne di aver accompagnato in auto l’ex moglie da Giulianova a Loreto e di averla lasciata lì a piedi. In realtà secondo la procura, Renata Rapposelli non avrebbe mai lasciato da viva l’abitazione di Giulianova.



Nel corso del processo di primo grado per l’omicidio di Renata Rapposelli, figlio ed ex marito furono condannati rispettivamente a 27 e 24 anni di reclusione con l’accusa di omicidio volontario in concorso e distruzione del cadavere. Secondo i giudici, il movente sarebbe da ricercare nel “mai sopito disprezzo della figura materna” da parte di Simone Santoleri. Stando ai passaggi della sentenza di primo grado, si legge su CronacheAncona.it, entrambi gli imputati avrebbero agito per “un movente di natura economica” sebbene sarebbe emerso da parte di Simone anche un “radicato sentimento di rancore nei confronti della vittima”. Il 16 dicembre 2021 giunse anche la sentenza al termine del processo d’Appello che si celebrò presso la Corte d’Assise d’Appello de L’Aquila, al termine del quale i giudici confermarono la condanna per il figlio Simone mentre quella dell’ex marito della vittima fu ridotta da 24 a 18 anni.