Per il Gip che ha convalidato l’arresto del 21enne Alì Kashim, l’omicidio del 17enne Robert Trajkovic sarebbe stato un raptus. Del caso se ne è parlato nel corso della trasmissione di Rai2, Ore 14: il giudice avrebbe in qualche modo contestato la premeditazione formulata dal pm non ravvisando elementi che confermassero tale aggravante. Elemento centrale resta però il laccio usato da Alì per uccidere Robert, dal momento che occorrerà capire dove sarebbe stato preso non essendo chiaro questo punto. Al pm Alì ha infatti ricordato di non ricordare nulla.



Ad intervenire sul caso è stata la criminologa Roberta Bruzzone che dopo aver letto l’ordinanza ha sottolineato il ragionamento del gip dalla stessa ritenuto interessante: “Lui dice che fino a poco tempo prima dell’omicidio Alì è con la fidanzata nel B&B in camera, ma lei avrebbe già detto ad Alì che avrebbe voluto passare la notte con Robert. Lui chiama Robert ed in preda alla disperazione gli chiede di fare un passo indietro e di lasciargli campo libero con la fidanzata”. A quel punto Alì sarebbe uscito dalla stanza attendendo Robert all’ingresso del B&B dove sarebbe avvenuta l’aggressione.



Omicidio Robert, le ultime novità e la posizione di Alì

Il punto su cui il gip si sarebbe soffermato sta nel fatto che Alì avrebbe raccontato di aver ucciso Robert strozzandolo con il gomito non fornendo alcuna spiegazione sulla presenza del laccio. “Lui racconta una dinamica omicidiaria inconciliabile con i riscontri oggettivi”, ha aggiunto la Bruzzone. Secondo la procura Alì avrebbe portato con sé il laccio, mentre per il gip questo aspetto non sarebbe sufficiente per poter parlare di premeditazione.

Al momento Alì non parla mentre restano ancora diversi i punti da chiarire sull’omicidio di Robert. Da chiarire ancora il ruolo della ragazza, presunta ex fidanzata di Alì e che stava frequentando da pochi giorni Robert. Il gip parla di “raptus di una smodata violenza”, ma in merito al laccio trovato ancora sul cadavere del giovane, pare sia stato più volte girato attorno al collo della vittima. Occorre anche fare chiarezza se ci siano stati o meno altri complici ma secondo il procuratore capo di Trieste, Antonio De Nicolo, come scritto in una nota, le investigazioni “hanno finora consentito di appurare che l’omicidio è stato materialmente commesso da una sola persona”.