Nella giornata di oggi si è concluso il processo d’appello – presso la Corte d’Assise di Ancona – per l’omicidio di Rosina Carsetti con i giudici che (inaspettatamente) hanno stravolto completamente le condanne e – soprattutto – le assoluzioni impartite in primo grado dai colleghi di Macerata: in manette sono finite la figlia della donna, la 52enne Arianna Orazi, e il nipote 24enne, Enea Simonetti; mentre anche il marito Enrico Orazi si è visto allungare la pena con un nuova accusa. I tre – secondo l’accusa – avrebbero instaurato nei confronti di Rosina Carsetti un vero e proprio clima di terrore e vessazioni, tanto da arrivare a programmare nel dettaglio il suo omicidio inscenando (come poi effettivamente è stato fatto) una tentata rapina nel – a questo punto vano – tentativo di evitare il carcere.
Per capire meglio cosa è accaduto oggi a processo è importante fare un piccolo passo indietro fino alla vigilia di Natale del 2020 quando – nel piano dell’emergenza covid – il 112 venne allertato per l’omicidio di Rosina Carsetti: la 78enne venne trovata morta strangolata e secondo il racconto dei tre che in breve sarebbero diventati i principali sospettati (ed ora imputati e condannati) il tutto era accaduto al culmine di una tentata rapina finita nel peggiore dei modi. Pochi giorni dopo si scoprì che la donna poco prima della sua morte si era rivolta ad un centro anti-violenza, denunciando il già citato clima di vessazioni che subiva in casa e collegandolo a ragioni economiche non meglio precisate: queste ultime – ma non ci sono ancora conferme ufficiali – potrebbero essere alla base del movente dell’omicidio.
L’omicidio di Rosina Corsetti: la prima sentenza e il processo d’Appello
Dalle prime ricostruzioni dell’omicidio di Rosina Carsetti si arrivò al nome del nipote – Enea Simonetti – che nel primo grado di giudizio venne ritenuto l’unico effettivo responsabile della morte; mentre la figlia venne prosciolta da ogni accusa mossa dai pubblici ministeri assieme al padre. Ma già diversi mesi fa c’è stato il primo vero e proprio colpo di scena, con Enrico Orazi che davanti a giudici ha cercato (poco prima della condanna del nipote) di addossarsi tutte le responsabilità per l’omicidio di Rosina Carsetti; ma nonostante lo scalpore mediatico i giudici ritennero inattendibile la sua ‘confessione’ e confermarono per lui e la figlia solamente due anni di reclusione con l’accusa di ‘simulazione di reato‘ per la finta rapina inscenata.
Tornando al presente: secondo i giudici d’Appello dietro all’omicidio ci sarebbe soprattutto la figlia Arianna, vera mente dell’omicidio di Rosina Carsetti e condannata all’ergastolo; mentre il nipote sarebbe stato utilizzato come esecutore e dovrà trascorrere 27 anni in carcere ed – infine – il marito è stato condannato a 4 anni e sei mesi per maltrattamenti nei confronti della ex moglie ed attende ora che la procura analizzi anche l’ipotesi di reato di ‘autocalunnia’ che potrebbe costagli altri 3 anni di carcere. Le motivazioni – che ci aiuteranno a ricostruire il quadro completo analizzato dai giudici d’Appello – verranno pubblicate entro i prossimi 90 giorni.