È stato convalidato l’arresto di Nweke Chukwuka, l’uomo accusato dell’omicidio di Rovereto. Il Gip si è riservato la decisione sulla misura cautelare da applicare ma, stando a quanto riportato da Rainews, è scontato che resterà in carcere il 37enne che avrebbe aggredito e ucciso a pugni Iris Setti, 61 anni, nel parco Nikolajewka. L’uomo davanti al Gip si è avvalso della facoltà di non rispondere. Descritto come ancora provato e non ancora consapevole di quanto commesso, durante l’udienza è stato assistito dall’avvocato d’ufficio Claudio Malfer, ma la moglie ha nominato un legale di fiducia, l’avvocato Claudio Robol.



Parlano, invece, le sorelle del killer, Linda e Anthonia (con cittadinanza italiana), secondo cui l’omicidio «si poteva evitare». Al Corriere hanno riferito quanto detto ai carabinieri dopo l’ultima aggressione subita: «“Se va avanti così prima o poi ucciderà qualcuno”. Avevamo chiesto gli venisse fatto un Tso. Ci hanno risposto che, finché non avesse davvero ammazzato una persona, loro non potevano farci niente. Ora è successo».



LE SORELLE DEL KILLER “ERA UN VIOLENTO”

L’ultimo episodio violento è quello culminato nell’omicidio. Iris Setti, funzionaria di banca in pensione, stava percorrendo la passerella che sovrasta il parco, appena sotto l’ospedale, quando è stata bloccata da Nweke Chukwuka. Il 37enne si è messo cavalcioni su di lei e l’ha massacrata di botte. La 61enne è poi morta qualche ora dopo in ospedale a Trento, mentre l’uomo è stato fermato dai carabinieri col taser e portato in carcere. Resta da chiarire il movente: potrebbe essere stato un tentativo di rapina, visto che in tasca gli è stato trovato un anello d’oro della vittima, o di violenza sessuale. «Era un violento», ribadiscono le sorelle al Corriere. Solo 15 giorni prima si era presentato furiosamente a casa loro.



«Ha distrutto vetri, perfino l’ascensore. Ci ha riempite di lividi. Abbiamo insistito per farlo ricoverare al centro di salute mentale, ci hanno detto che l’unica possibilità era un Tso. E noi lo abbiamo chiesto. Nostro fratello è malato, abbiamo chiesto in tutti i modi di farlo ricoverare. Minacciava di uccidersi, di fare del male a tutti. Perché nessuno ci ha aiutato? Non riesco a non pensare a ciò che ha fatto a quella povera donna». L’anno scorso l’uomo aveva aggredito in strada un ciclista e poi le forze dell’ordine. Era il 23 agosto e rimase in carcere fino al 4 ottobre, poi ottenne i domiciliari a casa di una sorella. Per la buona condotta, a gennaio ottenne l’obbligo di firma, che aveva mancato solo una volta, a metà luglio. Per questo fu segnalato in procura dai carabinieri.

OMICIDIO ROVERETO, I PRECEDENTI DEL NIGERIANO

Nweke Chukwuka non poteva essere espulso, almeno fino a novembre, data della prima udienza in tribunale. La presenza della famiglia, moglie e tre figli, gli ha permesso di chiedere al questore il rinnovo del permesso di soggiorno che era scaduto nel 2013 dopo cinque anni di lavoro nel Veronese. Il Questore a maggio si riservò di valutare la richiesta, essendo a conoscenza anche dei mancati rapporti tra l’uomo e i figli. In caso di mancato rinnovo, il procedimento sarebbe stato impugnato, come previsto dall’articolo 19 del testo unico sull’immigrazione. «Avevano provato a rimpatriarlo nel 2019 a Torino. Ma era stata riconosciuta la sua regolarità sul territorio nazionale. Abbiamo fatto tutto ciò che la legge permette», ha dichiarato il sostituto procuratore Viviana del Tedesco, come riportato dal Corriere. C’è un altro aspetto da chiarire: i problemi psicologici del nigeriano erano noti a tutti a Rovereto. Così come si sapeva che era senza fissa dimora e girava per i vari centri di accoglienza. «Cercherò di capire perché non si è proceduto con il Tso, a me nessuno lo ha segnalato», ha assicurato il sindaco Francesco Valduga. Nessuno lo aveva richiesto e non c’erano state richieste di perizia psichiatrica e cure al Centro di Igiene mentale. Dovrà capire il motivo il comitato per la sicurezza convocato in procura a Rovereto.