Evade dai domiciliari e poi finisce nuovamente in manette. Si tratta di Giovanni Princi, già condannato a 4 anni in abbreviato per la violazione della legge sulla droga nell’ambito della vicenda legata all’omicidio di Luca Sacchi nell’ottobre 2019 a Roma. Il giovane era stato autorizzato a lasciare la propria abitazione per un colloquio di lavoro presso un’azienda privata che si occupa di depurazione delle acque. Gli era stato accordato un permesso speciale per questo. Ma al termine dell’incontro non è tornato subito a casa. Dopo oltre un’ora e un quarto è stato trovato, infatti, per strada in compagnia della fidanzata Clementina Burcea e del cane. Era andato a farsi una passeggiata.
Nel frattempo era scattato l’allarme del braccialetto elettronico, quindi è stato arrestato dai carabinieri della stazione Centocelle. L’arresto è stato, quindi, convalidato e poi Giovanni Princi è tornato ai domiciliari. Secondo quanto riportato da Il Messaggero, che ha ricostruito la vicenda, il fatto risale a venerdì mattina.
GIOVANNI PRINCI, CONFERMATI DOMICILIARI DOPO EVASIONE
Giovanni Princi venerdì ha lasciato la sua abitazione attorno alle 11 per sostenere il colloquio di lavoro presso l’azienda, che peraltro non si trova lontano dalla sua residenza in zona Tuscolano. L’incontro è terminato circa quindici minuti dopo, quindi il giovane, coinvolto nella vicenda relativa all’omicidio di Luca Sacchi (sarebbe stato il “regista” della compravendita di droga con il gruppo di Casal Monastero di cui facevano parte Valerio Del Grosso e Paolo Pirino accusati di omicidio), si è ravvicinato a casa, salvo poi allontanarsi di nuovo. A questo punto il braccialetto elettronico ha suonato facendo scattare l’allarme.
Sono intervenuti i carabinieri della Compagnia Casilina che lo hanno rintracciato dopo quasi due ore, cioè alle 12:45, nei pressi della sua abitazione. Giovanni Princi, secondo quanto riportato da Il Messaggero, si è giustificato spiegando che era andato a fare una passeggiata. Questa mattina si è svolta la direttissima. Non sono stati ammessi aggravamenti di misure cautelari, come ad esempio il trasferimento in carcere, ma sono stati confermati i domiciliari.