È trascorso ormai quasi un mese dall’omicidio di Samarate. È la notte tra il 3 e il 4 maggio quando Alessandro Maja, probabilmente preso da un raptus, stermina la famiglia. La moglie e la figlia 17enne muoiono sul colpo mentre il figlio, Nicolò, viene ricoverato in fin di vita. Negli ultimi giorni il ragazzo ha fatto registrare qualche leggero miglioramento. È uscito dal coma ma non riesce a parlare e probabilmente porterà a vita danni neurologici gravissimi. La definizione della strategia della difesa, spiega il Corriere della Sera, è in fase di stesura: i legali proveranno a far passare Maja come incapace di intendere e di volere.



Gli avvocati hanno infatti confermato i timori della famiglia della donna uccisa: si appeneranno all’imputabilità cercando di far rientrare la strage che si è consumata nella villetta di Samarate, in provincia di Varese, nell’incapacità di intendere e di volere dell’architetto 57enne. L’uomo, a detta di amici e famigliari, non aveva mai mostrato disagio psichico. Dopo l’omicidio, i vicini vedendolo insanguinato e urlante, avevano pensato che la famiglia fosse stata vittima di una rapina finita male. Niente, infatti, lasciava presupporre che potesse compiere lui l’atroce gesto.



Parlano gli avvocati

L’avvocato Enrico Milani, che difende Alessandro Maja, esecutore dell’omicidio di Samarate, ha parlato delle condizioni di salute del suo assistito: “Gli abbiamo comunicato che Nicolò ha dato segni di miglioramento, che si è mosso, e lui ha reagito con una parvenza di sorriso, ma è come se vivesse in un mondo tutto suo», ha spiegato il suo avvocato, Enrico Milani: «Ci ha detto che sta assumendo circa 15 pastiglie al giorno, credo siano necessarie per tenerlo sedato, e per questo non lascia trasparire molte emozioni”.

Lo scenario, ricostruito dai carabinieri e dalla procura di Varese, parla di incapacità di intendere e di volere. In realtà tutto questo, ricorda il Corriere della Sera, contrasta con il metodo e con la pianificazione dell’architetto. Già intorno alle quattro l’uomo aveva disposto su un tavolo le armi casalinghe. In sequenza aveva poi ucciso Stefania, la moglie che dormiva sul divano al piano terra, poi Giulia, 16 anni, con cacciavite e martello e infine aveva tentato di fare lo stesso con Nicolò, sopravvissuto per pura fortuna. Alessandro credeva infatti di essere riuscito ad uccidere anche lui.