L’omicidio della giovane Sara Di Pietrantonio sarà al centro della nuova puntata del Terzo Indizio. Un delitto efferato, consumatosi la sera del 29 maggio 2016 nella periferia di Roma, in via della Magliana. Fu qui che l’ex fidanzato Vincenzo Paduano prima la uccise e poi la diede alle fiamme. Come nel più classico dei femminicidi, anche in questo caso Paduano non accettò di essere stato lasciato dalla ragazza che per giorni l’aveva letteralmente perseguitata trasformandosi nel suo stalker. Dalle telefonate continue era ben presto passato agli insulti, fino alle minacce.

Nonostante la sua decisione irremovibile di allontanarlo dalla sua vita, dopo aver compreso quanto tossica fosse quella relazione, Sara le era rimasta sempre vicina, mostrandosi comprensiva. Anche quel giorno di maggio, poco prima dell’omicidio, l’ex coppia era stata insieme ma in quella occasione era esplosa l’ennesima lite prima che l’uomo si recasse al lavoro. In pian notte però si era allontanato con l’intento di mettere in atto il suo diabolico piano.

Sara Di Pietrantonio: le fasi del delitto

Vincenzo Paduano all’epoca dei fatti era un vigilante presso una ditta privata ed ai colleghi aveva detto che sarebbe stato via per poco tempo. Una volta in auto si era diretto fino alla casa di Alessandro, il ragazzo che la sua ex Sara Di Pietrantonio aveva iniziato a frequentare dopo la loro rottura. Si era appostato sotto l’abitazione aspettando che lei lo accompagnasse e che poi si allontanasse da sola, proprio secondo i suoi piani.

Vincenzo Paduano la seguì con la sua vettura fino a quando nei pressi di Ponte Galeria aveva deciso di speronare l’auto di Sara costringendola a fermarsi. Tra i due esplose ancora una lite violentissima, ma la giovane non sapeva che quello sarebbe stato il loro ultimo scontro, prima di incontrare la morte. Sara non nascose la sua paura e tentò invano di fermare le poche auto che passarono sulla sua strada prima di essere strangolata dal suo ex, lo stesso uomo che diceva di amarla. Poi, prima di fuggire, la cosparse di benzina e la diede alle fiamme.

I processi e la condanna all’ergastolo a Vincenzo Paduano

Nel corso del processo di primo grado sull’omicidio di Sara Di Pietrantonio, Vincenzo Paduano fu condannato all’ergastolo sebbene fosse stato giudicato con il rito abbreviato che prevede per legge la riduzione di un terzo della pena. In Appello poi i giudici avevano rideterminato la condanna in trenta anni di reclusione avendo ritenuto assorbito nel reato di omicidio anche il reato di atti persecutori. Proprio in occasione del secondo grado, l’uomo rese dichiarazioni spontanee per “chiedere scusa a Sara e alla sua famiglia”. In quella circostanza aveva aggiunto: “Mi vergogno profondamente per quello che ho fatto: mi sono macchiato della peggiore azione che un uomo possa fare e per questo mi definisco un mostro”.

La Corte di Cassazione si è espressa sul caso bocciando la conclusione dei giudici dell’Appello e ordinò un nuovo processo di secondo grado nel quale gli atti persecutori non furono inglobati nell’omicidio: Paduano fu così a 4 anni per stalking, e tale pena, sommata a quella dell’omicidio, fece scattare l’ergastolo. Nell’aprile scorso la Cassazione ha confermato la condanna all’ergastolo a carico dell’ex fidanzata, per averla uccisa e bruciata. L’uomo era imputato per le accuse di omicidio e stalking nei confronti di Sara Di Pietrantonio.