Tra errori, depistaggi e verità nascoste, sono trascorsi oltre 18 anni dall’omicidio di Serena Mollicone e le indagini sembrano essere giunte ad una svolta: la Procura di Cassino ha richiesto 5 rinvii a giudizio per l’ex comandante dei Carabinieri Franco Mottola, il figlio Marco, la moglie Anna, il luogotenente dei Carabinieri Vincenzo Quatrale e l’appuntato Francesco Suprano. La famiglia della giovane di Arce, provincia di Frosinone, chiede giustizia, così come Carmine Belli: parliamo del carrozziere arrestato ingiustamente due anni dopo il ritrovamento di Serena Mollicone e liberato dopo un anno e mezzo dietro le sbarre. Intervenuto a La vita in diretta, Belli ha spiegato cosa prova ogni volta che rivede quelle drammatiche immagini: «Mi fa un effetto non bello: rivedere queste cose ti riporta dietro con la mente, tutto ciò che una persona ha vissuto sulla sua pelle. La gente può immaginare, ma non capire».
CARMINE BELLI, ACCUSATO INGIUSTAMENTE DELL’OMICIDIO DI SERENA MOLLICONE
«In questi casi ti aggrappi alla giustizia: dopo 18-19 anni, penso che siamo agli sgoccioli anche se non ho più fiducia in nessuno», spiega Carmine Belli ai microfoni di Alberto Matano, rivelando inoltre di dover fare i conti ancora oggi con quell’accusa ingiusta: «L’accusa di omicidio me la porterò sempre sulle spalle: ancora oggi le persone mi osservano. Sento ancora il peso di quell’ombra». E il carrozziere di Arce si pone poi un altro interrogativo: «Voglio sapere perché queste persone devono essere in attesa di processo a piede libero: ci sono prove schiaccianti e devono fare il processo a piede libero, a differenza di quanto ho dovuto affrontare io. Spero che venga a galla tutta la verità». Attesi aggiornamenti nel corso delle prossime settimane sul caso di Serena Mollicone: la sua famiglia e l’intera comunità di Arce chiede giustizia per la morte di una giovane donna.