Omicidio Serena Mollicone: una parte cruciale della ricostruzione del delitto di Arce ruota attorno alle dichiarazioni del brigadiere Santino Tuzi, che all’epoca dei fatti disse di aver visto la giovane entrare nella locale caserma (dove, secondo l’accusa, sarebbe stata poi colpita da Marco Mottola, figlio dell’allora comandante Franco Mottola) e non uscirne più. Il carabiniere morì suicida nel 2008 pochi giorni dopo aver raccontato la circostanza agli inquirenti, e il suo racconto fu ritenuto inattendibile.



La figlia di Santino Tuzi, Maria, continua a lottare per la verità ed è convinta che nell’intera vicenda ci sia “troppa omertà”. È sicura che il padre abbia riferito semplicemente ciò che aveva visto, salvo poi ritrattare perché accortosi di essere stato “abbandonato” dai suoi stessi colleghi.



Omicidio Serena Mollicone, la figlia di Santino Tuzi dopo assoluzione dei Mottola in appello: “Sentenza scioccante”

Una seconda delusione, una sentenza scioccante“. Così Maria Tuzi, la figlia del brigadiere morto suicida nel 2008 dopo aver rivelato di aver visto Serena Mollicone entrare nella caserma di Arce prima dell’omicidio, ha commentato l’esito del secondo grado di giudizio a carico di Franco Mottola, di sua moglie Annamaria e del figlio Marco Mottola imputati del delitto della 18enne. Tutti sono stati assolti in Corte d’Assise d’Appello a Roma, stesso risultato ottenuto in primo grado a Cassino.



Per i giudici, mancano prove certe per attribuire ai Franco Mottola una responsabilità nell’uccisione della studentessa. Senza elementi granitici, hanno scritto nelle motivazioni, una condanna avrebbe “fondamenta instabili” e non rispetterebbe il principio del giudizio di colpevolezza “oltre ogni ragionevole dubbio”. Il prossimo passo della famiglia di Serena Mollicone e Santino Tuzi, così come della Procura generale, è il ricorso in Cassazione.

Maria Tuzi, figlia di Santino: “Mio padre capì di essere stato lasciato solo dai colleghi”

Intervistata dalla testata online Il Sudest, Maria Tuzi ha parlato a margine della sentenza d’appello con cui i giudici romani hanno assolto i Mottola dall’accusa di omicidio volontario e occultamento di cadavere. Assolti anche i carabinieri Vincenzo Quatrale (inizialmente accusato di istigazione al suicidio di Santino Tuzi) e Francesco Suprano, accusato di favoreggiamento.

Dalla mole di documenti che ho letto – ha dichiarato la figlia di Santino Tuzi – posso affermare che lo stato d’animo di mio padre poteva sicuramente essere sofferente: da un lato lui sapeva che stava dicendo la verità, ma sapeva anche che con le sue dichiarazioni stava accusando un suo superiore e, dopo l’intercettazione ambientale con il maresciallo Quatrale, capisce anche di essere lui l’unico a parlare. Capisce dunque che i suoi colleghi lo lasceranno solo e così è stato“. Secondo la donna, oltre ad essere stato abbandonato dai colleghi militari, il padre sarebbe stato anche una sorta di capro espiatorio a cui “hanno addossato ogni tipo di responsabilità” forti del fatto che non potesse più difendersi.