Ci sono novità sull’omicidio di Serena Mollicone. È arrivata l’integrazione sulla dinamica: l’ha depositata la professoressa Cristina Cattaneo nel corso dell’udienza di mercoledì scorso. Riguarda il punto di impatto tra la testa della ragazza e la porta di legno sequestrata nell’alloggio della caserma di Arce. Secondo il criminologo Lavorino, consulente della famiglia Mottola, la porta non è l’arma del delitto, invece per la professoressa Cattaneo il punto di impatto e l’altezza di Serena Mollicone sono coincidenti, visto che la ragazza indossava scarponcini e quindi era più alta dei suoi 155 centimetri. Lo riporta Il Messaggero, spiegando che la 18enne, spinta dal basso verso l’alto, avrebbe ricevuto una forza cinetica durante l’aggressione, da qui la coerenza col punto di impatto. La famiglia di Tuzi invece mette in luce la totale estraneità del brigadiere nell’omicidio. «Le impronte digitali e il dna di Santino Tuzi, sono stati confrontati a suo tempo con i reperti biologici e dattiloscopici trovati sul corpo di Serena. Con esito negativo». Per loro comunque è chiaro che il brigadiere si è suicidato. «Qualsiasi altra ricostruzione è destituita di ogni fondamento, non ha alcun senso parlare di omicidio. Le indagini della Procura in tal senso sono state esaustive». (agg. di Silvana Palazzo)



OMICIDIO SERENA MOLLICONE, CHI L’HA UCCISA?

Omicidio Serena Mollicone, gli indagati Franco e Marco Mottola parlano per la prima volta, Le Iene tornano a parlare della tragedia di Arce dello scorso 3 giugno 2001. Lo scorso 15 gennaio 2020 si è svolta l’udienza preliminare al tribunale di Cassino ma i due imputati continuano a dirsi innocenti. Ricordiamo che, secondo l’accusa, Marco Mottola nel periodo della tragedia era uno spacciatore ed anche il padre di Serena Mollicone non ha mai avuto dubbi: «Serena era morta per la droga». Ulteriori dubbi sul caso sono nati per lo strano suicidio del brigadiere Santino Tuzi, il primo a parlare apertamente della tragica fine di Serena. Tuzi venne rinvenuto senza vita tre giorni dopo aver parlato con le forze dell’ordine, ma molte cose non tornano sul suo estremo gesto. Infine, sempre secondo la Procura, i carabinieri Vincenzo Quatrale e Francesco Suprano avrebbero coperto il superiore Franco Mottola, che avrebbe agito a sua volta per coprire il figlio. I due indagati, come dicevamo, si dicono estranei alla vicenda: «Della morte di Serena non so e non sappiamo nulla. Sono e siamo totalmente innocenti». Così Marco Mottola: «Io sono innocente, non le ho mai fatto del male».



FRANCO E MARCO MOTTOLA: “SIAMO INNOCENTI”

Franco Mottola ha tenuto a precisare in conferenza stampa a proposito dell’omicidio di Serena Mollicone: «Personalmente respingo ogni accusa, sono e siamo totalmente innocenti. Della morte di Serena non so e non sappiamo nulla. Se Serena doveva andare realmente a parlare con mio figlio, non c’era bisogno che si facesse vedere dal piantone della caserma (Santino Tuzi, ndr)». Franco ha poi aggiunto: «Ci siamo chiusi a riccio da quando ci siamo accorti che ci sommergevano di facili accuse». Poi è stato il turno di Marco Mottola: «Respingo ogni accusa: la mattina del 1° giugno non l’ho vista né in caserma né da altre parti: non è venuta mai a cercarmi in caserma. Il brigadiere Santino Tuzi non mi ha telefonato dalla caserma e non mi ha avvisato nulla». Il figlio di Franco ha aggiunto: «In vita mia ho commesso degli errori ed ho dato molti problemi alla famiglia, a mio padre, e di questo ho chiesto scusa a loro come è giusto che sia». Clicca qui per vedere il video completo de Le Iene.

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