L’omicidio di Sharon Verzeni a Terno d’Isola, nella Bergamasca, è un rompicapo attorno a cui gravitano inquietanti ipotesi. Da quella del serial killer – lo stesso che potrebbe aver ucciso altre due donne nella zona addirittura 8 anni fa, Gianna Del Gaudio e Daniela Roveri (assassinate nel 2016 a Seriate e Bergamo) -, a quella della vittima “scelta a caso” e colpita volutamente in un’area non coperta dalle telecamere di videosorveglianza. Sono queste, ad oggi, alcune delle piste sul tavolo investigativo mentre si cercano tracce di Dna dell’assassino entrato in azione poco prima dell’una nella notte tra il 29 e il 30 luglio scorsi in via Castegnate.



Là dove, secondo quanto ricostruito finora, nessuno avrebbe visto né sentito niente di utile alle indagini per stringere il cerchio sull’autore del delitto. Sharon Verzeni, riporta Il Giorno, sarebbe stata raggiunta da 4 fendenti e una delle coltellate sarebbe stata sferrata al petto. La donna sarebbe stata lasciata a terra agonizzante e prima di morire, nel disperato tentativo di chiedere aiuto, avrebbe telefonato al 112 informando le autorità di essere stata accoltellata. Poi la fine. L’assenza di testimoni, in questo caso più di altri, pesa tantissimo perché la vita della vittima, scandagliata dagli inquirenti, non avrebbe fornito elementi utili ad arrivare a un potenziale movente.



Omicidio Sharon Verzeni, analisi sui telefoni della vittima e del compagno Sergio Ruocco

Sharon Verzeni lavorava come barista a Brembate e conviveva con il compagno, Sergio Ruocco. Quest’ultimo, secondo quanto appurato dagli investigatori, era a casa al momento del delitto e i telefoni della coppia sarebbero stati sottoposti ad analisi ma non avrebbero restituito informazioni utili ad arrivare ad una svolta. Nella vita privata della vittima, stando a quanto si apprende, non ci sarebbero ombre.

Oltre all’autopsia, che avrebbe evidenziato 4 coltellate ai danni di Sharon Verzeni (3 alla schiena e una al petto), sono stati disposti accertamenti su alcuni reperti ora al vaglio del Ris di Parma. Si tratterebbe degli indumenti della 33enne e di alcuni coltelli rinvenuti nella zona dove si è consumato l’omicidio. Secondo ciò che riporta Ansa, la speranza di chi indaga è che il killer sia un soggetto già noto alle forze dell’ordine e quindi già schedato, così da consentire una rapida comparazione del Dna.