L’uomo in bicicletta ripreso dalle telecamere di videosorveglianza la notte dell’omicidio Sharon Verzeni è stato identificato: ora gli investigatori sono in possesso di un nome, che non è stato reso noto. Si tratta di una delle dieci persone a cui i carabinieri danno la caccia da settimane, tra quelle inquadrate in un orario compatibile con quello del delitto di Terno d’Isola. Ora è partita la ricerca per individuarlo.



Nel frattempo, sono stati eseguiti accertamenti sui conti bancari della vittima per verificare se ci siano ammanchi significativi e debiti, ma non solo emersi. Invece, sono emersi versamenti per avviare il suo percorso in Scientology, a cui si era avvicinata nell’ultimo anno. Qualche migliaia di euro con cui la 33enne si era pagata i primi corsi che aveva cominciato a frequentare a Gorle (Bergamo).



Sarebbero cresciute per completare il percorso. Su questo aspetto gli inquirenti si sono concentrati, visto che dalla famiglia di Sharon Verzeni è emerso che l’avvicinamento della 33enne all’organizzazione e i costi sostenuti erano oggetto di discussioni nella coppia, forse anche di attrito con Sergio Ruocco, che è tornato a lavorare nella ditta di Seriate dove svolge il ruolo di idraulico.

OMICIDIO SHARON VERZENI: L’ANALISI DELLE VIE DI FUGA

Se l’assassino di Sharon Verzeni non è stato ancora trovato è anche perché gran parte del percorso fatto dalla vittima non è coperto dalle telecamere, almeno quelle pubbliche. L’unica sequenza utile per provare a individuare il volto dell’assassino sembra quella della telecamera che riprende l’uomo in bicicletta: potrebbe essere solo un testimone o il killer in fuga. L’identificazione è una svolta molto importante in tal senso.



Ma l’assassino potrebbe aver seguito due differenti vie di fuga, che sono alternative tra loro: una tramite il cortile condominiale, porta su via don Rota e una zona verde; l’altra tramite via Primo Maggio, poi via Casolino, arrivando a via Delle Gere e via Merelli, dove viveva la vittima. La telecamera presente qui potrebbe avere un punto cieco, quindi una parte della via sarebbe “scoperta”. Per gli inquirenti Sergio Ruocco non può aver fatto quel tratto di strada: «Non poteva certo volare».