La strada in cui è avvenuto l’omicidio Sharon Verzeni non era deserta quando è avvenuto. Diverse persone erano in via Castegnate, a Terno d’Isola, in un orario compatibile con quello del delitto, cioè alle 00:50 del 30 luglio scorso. Il Corriere della Sera precisa che non è chiaro quante siano, perché c’è riserbo sulle indagini, ma sono di interesse investigativo, in quanto tra quelle persone potrebbe esserci il killer e dei testimoni almeno del transito di qualcuno sospetto, se non dell’aggressione. Anche per questo gli inquirenti continuano a lanciare l’appello a parlare, nella speranza che qualcuno che possa aver notato qualcosa possa collaborare.
Movimenti ci sono stati anche nelle strade laterali a quella percorsa dalla vittima, in particolare in via Casolini. Infatti, diverse persone sono state interpellate per fornire spiegazioni: chi circolava è stato identificato, ma sostiene di non aver notato niente di sospetto, ma questo lavoro di identificazione non è ancora terminato. Una ragazza si è imbattuta in Sharon dopo che era stata aggredita: erano passati pochi secondi dalla telefonata della vittima al 112.
Inizialmente ha tirato dritto dalla paura, poi è tornata indietro e ha trovato una coppia che si era fermata per aiutare la 33enne, che ormai era a terra: tutti e tre sostengono di non aver notato la fuga di qualcuno. La svolta nelle indagini al momento non sembra arrivare e c’è tanto materiale da esaminare. I carabinieri stanno continuando a convocare i residenti, collaborativi ma senza informazioni decisive sull’omicidio Sharon Verzeni.
OMICIDIO SHARON VERZENI, RIPRESE DIVERSE PERSONE VICINO AL LUOGO DEL DELITTO
Le indagini sono complesse tra filmati da visionare, targhe da estrapolare e volti da identificare: servono mesi per visionare oltre 60 telecamere per sbloccare i passaggi successivi. Niente viene lasciato al caso, anche perché per i ciclisti e i pedoni l’identificazione è più complessa. C’è, comunque, il giallo dell’uomo in bicicletta che percorre la strada in contromano: potrebbe essere un testimone o l’assassino, infatti rientra tra le persone da identificare per provare a dare un nome all’autore dell’omicidio Sharon Verzeni. Ad esempio, a chi è iscritto all’Anagrafe si arriva tramite le foto dei documenti, invece per chi non lo è si indaga su frequentazioni, che però non sempre collaborano.
L’omicidio Sharon Verzeni, comunque, è stato fulmineo, avvenuto in pochi secondi in 200 metri, ma l’arrivo e la fuga del killer potrebbero non essere stati così veloci. Ad esempio, l’assassino poteva trovarsi nella via già prima che passasse la vittima, visto che è presente un parcheggio, quindi potrebbe essersi nascosto dopo l’aggressione, allontanandosi successivamente, visto che c’è un grande giardino con alberi altrettanto grandi nella palazzina. Si spiega così la visione dei filmati anche alle ore precedenti e successive all’aggressione.
“INCONTRO PROLUNGATO TRA SHARON VERZENI E L’ASSASSINO”
Un Dna significativo sui vestiti o sul corpo darebbe senza dubbio un’accelerazione alle indagini sull’omicidio Sharon Verzeni, ma non ci si affida solo al Ris. Comunque, sono in corso prelievi di saliva non solo tra i residenti della via del delitto, inoltre al test sono sottoposte categorie diverse di persone, al momento sarebbero decine, anche per escludere i soccorritori. Non si trascurano neppure le donne, quindi un’eventuale mano femminile, visto che non ci sono sospettati né indicazioni dal medico legale sull’assassino.
C’è poi un elemento che “non torna”: dal contapassi del telefonino della 33enne si è scoperto che nei 50 minuti in cui era uscita a camminare avrebbe percorso solo poco più di 600 metri, che è poco alla luce del tempo trascorso. Inoltre, la telecamera che l’ha ripresa prima dell’omicidio è distante 250 metri: il tragitto si compie in un minuto, ma per chiedere aiuto ne ha impiegati tre, quindi ci si chiede il motivo di questo rallentamento, forse ha incontrato l’assassino o ha visto qualcosa che non doveva vedere.
Su questi dettagli si è soffermata la criminologa Roberta Bruzzone, secondo cui la dinamica dell’omicidio Sharon Verzeni suggerisce che la donna abbia avuto «un’interazione prolungata con il suo carnefice prima di essere uccisa». Ne ha parlato all’Adnkronos, evidenziando che Verzeni aveva prodotto traffico col suo cellulare, ma non è chiaro se siano stati sms o telefonate, sarà un dettaglio da chiarire. «Non si tratta di un’aggressione improvvisa, ma di un incontro prolungato, durante il quale la ragazza ha interagito con il suo carnefice», sostiene la criminologa.